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Peggior inizio trimestre della storia per la Borsa americana;
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Gli investitori sono spaventati dal clima negativo che serpeggia tra le autorità governative e mediche;
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La FED prova a dare un ulteriore stimolo per favorire il credito.
I Future di Wall Street segnano un rialzo intorno al 2% dopo che ieri gli indici americani hanno dato il via al peggior inizio trimestre della storia borsistica statunitense: il Dow Jones e l' S&P 500 hanno chiuso con perdite di circa il 4,4%. Per vedere una partenza così negativa del Dow Jones bisogna fare un passo indietro di oltre 100 anni (-4,32% il 1°luglio 1896); mentre per quanto riguarda l'indice S&P 500 un ribasso di questa portata si è registrato il 2 gennaio 1932 (-3,69%). In questo momento il maggiore listino USA sta sfidando il delicatissimo supporto a 2.500 punti, la cui rottura potrebbe far sprofondare l'indice verso livelli molto più bassi.
Tutte le ragioni del crollo
Al di là dei numeri, questi cali sono sintomatici di una scarsa serenità che la situazione congiunturale sta trasmettendo negli operatori, aggravata da una serie di fattori concomitanti.
Gli Stati Uniti sono diventati il Paese più colpito dal Coronavirus. Nelle ultime 24 ore il bilancio complessivo conta più di 215 mila contagi e oltre 5 mila morti. New York è diventata ormai l'epicentro mondiale del contagio e il Governatore Andrew Cuomo ha detto che il picco potrebbe manifestarsi non prima della fine di aprile. Le ultime dichiarazioni di Trump che hanno avvisato gli americani di aspettarsi settimane molto dolorose suonano strane per uno che notoriamente tende ad essere molto ottimista. Soprattutto perché un pò in contrasto con le precedenti affermazioni in cui il Presidente USA sosteneva che l'America non sarebbe stata a rischio. Dichiarazioni che hanno pesato come un macigno allorché sono state accompagnate dalla previsione da parte dei funzionari sanitari americani che i morti di Coronavirus potrebbero arrivare fino a 240.000. Nelle ultime ore si è aggiunta anche la critica da parte del più grande esperto di malattie infettive, il dottor Anthony Fauci, che ha sollecitato gli americani a moltiplicare gli sforzi in quanto è possibile fare di più rispetto a questi scenari bui prospettati dalle autorità.
Se il clima che si respira non aiuta, la realtà lo fa ancora meno. Il blocco delle attività e lo shock del petrolio hanno mandato al tappeto i titoli delle compagnie di viaggio. American Airlines è affondata del 12,3% dopo la notizia che 12 miliardi di dollari arriveranno dal governo sotto forma di aiuti, ancora peggio hanno fatto Royal Caribbean Cruises (-19,9%) e Carnival (-33%). Intanto nella guerra dei prezzi del petrolio i sauditi vanno avanti per la loro strada inondando di greggio il mercato dell'offerta, quindi al momento il raggiungimento di un accordo che possa equilibrare il mercato sembra un proposito lontano. Mentre nuove tensioni tra USA e Iran si sono riaffacciate dopo il tweet di Trump nel quale denuncia azioni preparatorie di attacco di Teheran in Iraq. Oggi il prezzo dell'oro nero viaggia in controtendenza con un rialzo dell'8% sulla indiscrezione di Bloomberg che la Cina starebbe per potenziare le proprie riserve strategiche visto il forte calo dei prezzi.
Gli altri settori, dagli energetici alle utilities, dall'immobiliare ai finanziari, hanno chiuso tutti pesantemente in rosso condizionati anche dagli agghiaccianti dati sull'occupazione americana rilasciati la scorsa settimana. Oggi si attende la diffusione dei sussidi di disoccupazione settimanali, dato che secondo gli esperti potrebbe superare le 5 milioni di richieste. Sicuramente questo sarà il termometro della situazione già fibrillante sul piano economico; il quadro sarà ancora più chiaro quando verranno rilasciati i dati più completi nella giornata di domani.
Cosa aspettarsi nei prossimi giorni: nuovo intervento della FED
Gli analisti di Fidelity riportano alla luce un excursus storico. Nel 1931 dopo un primo trimestre ai minimi storici, il Dow Jones inanellò tre rialzi di un +20% dopo che il Governo statunitense approvò una serie di stimoli fiscali. Esattamente quello che sta facendo adesso la Casa Bianca. Se la situazione riuscirà a trovare un punto di equilibrio, il contesto nel medio-lungo potrebbe essere simile a quello del 2009 dove la scelta più azzeccata fu liberarsi di tutti quegli asset difensivi accumulati durante la grande crisi dell'anno precedente e acquistare tutto ciò che di ciclico era sopravvissuto.
Dal punto di vista sanitario e di contrasto all'epidemia, invece, interessante è uno studio da parte di un team di esperti di statistica, economia e medicina di Citigroup. Il report pubblicato dal Wall Street Journal mette in luce che entro la fine del mese saranno messi a disposizione dell'apparato medico-sanitario migliaia di kit in grado di diagnosticare il livello di difese immunitarie per circa il 90% della popolazione in età lavorativa. Questo potrebbe essere un passo avanti importante per le decisioni governative in tema di contrasto all'epidemia e di conseguenza per ripristinare le attività produttive nel paese costrette in questo momento al lockdown.
In ultimo, ma non per importanza, non poteva mancare ancora una volta l'intervento della FED. La Banca centrale guidata da Jerome Powel è ormai protagonista a tutto campo per sostenere la ripresa e di riflesso i mercati finanziari. Di ieri è la notizia che sono stati rimossi tutti quei limiti introdotti nel 2013 riguardo i prestiti concessi dalla banche americane che avevano un'esposizione internazionale. Tale misura durerà fino al 31 marzo 2021 e in questo periodo gli istituti di credito USA potranno escludere i Treasury Bond depositati presso la banca centrale come collaterale nel computo del tasso di leva supplementare.