Wall Street: 3 ragioni per cui i ribassi non sono finiti | Investire.biz

Wall Street: 3 ragioni per cui i ribassi non sono finiti

22 lug 2021 - 07:00

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Il rimbalzo degli indici USA dopo il crollo di lunedì hanno fatto tirare un sospiro di sollievo agli investitori. Le vendite però potrebbero continuare, ecco perché

I cali degli indici azionari americani che si sono visti a partire dai record storici del 13 luglio fino a lunedì scorso hanno spaventato gli investitori. Quando si raggiunge la vetta, la discesa può essere anche molto rumorosa e i segnali negativi che arrivano dall'esterno inevitabilmente mettono tutti in uno stato di allerta. Al punto che il rimbalzo che ne è seguito nelle ultime 2 sedute potrebbe essere vissuto con una certa dose di freddezza, in attesa di ulteriori conferme.

La stagione delle trimestrali potrà indubbiamente guidare almeno in parte le quotazioni, però è utile sottolineare come gran parte delle risultanze positive che ne dovessero conseguire siano già attese dal mercato. Anzi, qualsiasi notizia al di sotto del consensus potrebbe scatenare un sell-off sul titolo in questione anche molto violento nel breve termine. Gli investitori hanno ormai scontato il rimbalzo economico post-pandemico e da ora in avanti è solo una corsa per fare meglio, punendo severamente i titoli che deludono.

 

Wall Street: 3 fattori che scatenano le vendite

Se prendiamo per buona questa analisi critica, dovremo accettare il fatto che i mercati in questo momento viaggino sul filo del rasoio. Quando è così è possibile aspettarsi nuove precipitazioni e sono almeno 3 ragioni che le giustificano:

 

L'aumento della volatilità

Dal 30 giugno fino a lunedì 19 luglio, quando l'S&P 500 è scivolato dell'1,6%, il VIX Cboe è aumentato del 42%, segno che gli investitori sono preoccupati per la situazione che riguarda soprattutto la ripresa economica. C'è un dato storico però che inquieta: quando nello stesso periodo l'indice della paura è aumentato per più del 40%, nelle settimane successive tale indicatore è cresciuto ancora di più. Ciò è accaduto precisamente nel 1996 e nel 2002. Questo potrebbe voler dire che vi saranno da aspettarsi ancora vendite e prezzi bassi.

 

La media mobile a 50 giorni

È importante segnalare un dato tecnico che, preso singolarmente potrebbe non voler dire molto, ma inserito in un contesto ha un significato importante. I prezzi dell'indice S&P 500 sono scesi al di sotto della media mobile a 50 osservazioni giornaliere. Una cosa del genere si è verificata per 6 mesi su 7 quest'anno e nell'occasione si è innalzata la volatilità, con il mercato che è stato turbolento per più di un giorno. Se anche questa volta sarà così, il rimbalzo dopo il lunedì potrebbe essere un evento provvisorio.

 

La variante Delta

Questo probabilmente è il principale motivo di preoccupazione dei mercati. Ormai la gran parte dei contagiati da Covid-19 si infettano con la mutazione del virus e tutti i Paesi stanno registrando un moltiplicarsi dei casi positivi che presumibilmente darà luogo a nuovi blocchi e chiusure. Alcuni come Spagna, Portogallo e Israele sono già corsi ai ripari, con lockdown mirati, reintroduzione di coprifuoco e mascherina, e altre restrizioni. Altri come la Gran Bretagna resistono e dal 20 luglio hanno riaperto tutto come da programma, nonostante i contagi nello Stato britannico abbiano da tempo superato quota 50.000 unità al giorno.

Proprio Israele e Gran Bretagna sono quelli che destano maggiore sospetti, perché finora sono stati icone della campagna di vaccinazione contro il Coronavirus. Se il vaccino non è in grado di contenere l'avanzata delle varianti questo rappresenterà un serio problema per la ripresa economica globale. E un altro blocco come quello che si è avuto con le precedenti ondate rischia di tramortire un'economia globale già pesantemente ammaccata. Tutto ciò è assorbito in questo momento dal mercato e riverberato nelle quotazioni azionarie. Un peggioramento del quadro pandemico non può che aggravare la situazione delle Borse.

 

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