Nelle ultime ore i mercati finanziari di tutto il mondo, ma in particolare quelli americani, sono crollati.
Stiamo parlando di qualche punto percentuale (dai massimi il NASDAQ 100 non è arrivato a perdere nemmeno il 10%) che però sono bastati a spaventare gli investitori di tutto il mondo, che dopo la crisi del Covid si sono abituati a dei mercati in costante salita.
Già qualche settimana fa avevamo fatto notare come questo ribasso avrebbe potuto essere più profondo di una semplice correzione, con l’indice dei titoli tech USA che poteva trascinare al ribasso tutti i listini del mondo, Europa compresa.
Dal punto di vista tecnico la media mobile a 200 periodi sul grafico giornaliero del NASDAQ 100 sembrerebbe proprio un target naturale perfetto. Posizionata sulla soglia psicologica di 14.000 punti, questo livello corrisponde anche con l’importante massimo di aprile 2021. Se, come pensiamo, questo ribasso dovesse effettivamente arrivare, il paniere perderebbe dai massimi poco più del 10%, qualcosa che non succedeva da febbraio scorso.
Borse USA: perché scendono?
Potrà sembrare strano, ma le borse negli USA calano a causa della Cina. In particolare la miccia che ha innescato i ribassi è il possibile fallimento del colosso Evergrande. La più grande compagnia di costruzioni cinese è vicina al baratro del fallimento a causa di una grave mancanza di liquidità.
Perlopiù causata dal Covid, la crisi deriva dall’impossibilità dell’azienda di reperire nuovi capitali sul mercato del debito. L’interruzione forzata dei cantieri, causata appunto dal virus, ha rotto l’ingranaggio della continua ricerca di finanziatori, cosa che ha fatto cascare il castello di carte costruito dall’azienda negli anni.
Ad essere in crisi non è solo Evergrande: in Cina oltre 65 milioni di appartamenti sono vuoti, una cifra incredibile se pensiamo che l’intera popolazione italiana potrebbe essere ospitata in queste strutture (e ne avanzerebbero ancora). Pensate che nel Dragone esistono delle vere e proprie città fantasma completamente inabitate, fatte di grattacieli e palazzi pronti ad accogliere persone, per non parlare di ingenti opere di urbanizzazione come strade e ponti, completamente inutilizzati.
Cina: crisi economica in vista?
Quello delle case vuote è un problema enorme per la Cina. Se pensiamo che un terzo della sua crescita economica deriva proprio dal settore immobiliare, capiamo quanto avere un terzo di abitazioni disabitate possa rappresentare un pessimo segno per la crescita del Paese.
C’è un doppio problema però, visto che una crisi cinese non sarebbe certo confinato alla Grande Muraglia. Buona parte del debito pubblico americano è in mano ai cinesi, che hanno allocato lì parte della loro infinita liquidità.
Una crisi economica metterebbe i cinesi nella condizione di liquidare almeno parte di questo debito, cosa che si ripercuoterebbe in maniera negativa sull’economia e sulla fiducia americana, cosa che porterebbe ad ulteriori crolli delle Borse.
Cina e USA: la fragilità della globalizzazione
La paura degli investitori di tutto il mondo è che la Cina abbia in qualche modo truccato i dati della propria crescita. Se un terzo del proprio sviluppo è dovuto al settore immobiliare e si scopre che esistono vere e proprie città fantasma, il dubbio che lo sviluppo non sia del tutto sano può venire.
Il fatto che una crisi in Cina possa colpire pesantemente gli Stati Uniti ci fa capire quanto questa economia globalizzata sia davvero fragile. Lo avevamo già capito con il Covid che il mondo interconnesso è una fragile illusione, che corre velocissimo quando le cose vanno bene, ma che si schianta rovinosamente al primo problema.
Siamo di fronte ad una crisi sistemica come nel 2008? Sinceramente non credo. In questo momento non credo che la Banca centrale americana ed europea possano permettersi una crisi di quel genere e di conseguenza faranno di tutto per scongiurarla.