Siamo arrivati ai titoli di coda nel rimbalzo della sterlina? A quanto pare alcuni indizi ci portano da quelle parti. Gli oscillatori settimanali stanno infatti segnalando un concreto rischio di massimo raggiunto con tanto di doppio massimo in formazione poco lontano dalle resistenze di area 1,27. Un evento tecnico che confermerebbe l’avvio di una fase meno bullish per il Pound.
Dopo un periodo decisamente orientato alla crescita da ottobre fino a gennaio, GBP/USD ha avviato una fase di distribuzione sul timore che i tassi interesse inglesi possano ormai essere prossimi ad un picco con il punto terminale a 4,5% entro la fine del primo semestre 2023.
Dati macro tutt'altro che esaltanti
I fondamentali tornano così d’attualità e i dati dell’economia inglese sono tutt’altro che esaltanti. Il Regno Unito ha evitato per un soffio i due trimestri di contrazione economica (il Pil del quarto trimestre è uscito flat dopo il -0.2% del terzo trimestre) schivando la parola recessione. I dati della settimana scorsa relativi a inflazione e disoccupazione sono stati fondamentali per cercare di avere un quadro più nitido.
Le vendite al dettaglio nel 2022 sono salite solo in uno dei dodici mesi a conferma degli effetti deleteri dell'inflazione sul potere d'acquisto degli inglesi. La buona notizia (si fa per dire) è un rallentamento della crescita dei prezzi al 10,1% a gennaio, meno delle attese. Siamo 1 punto sotto i massimi degli ultimi 41 anni realizzati ad ottobre. Rallenta anche l’inflazione core al 5,3% contro il 5,8% di dicembre.
La disoccupazione inglese a sua volta si mantiene su livelli storicamente molto bassi facendo segnare a gennaio un dato di senza lavoro pari al 3,7%.
La domanda che si pongono a questo punto i mercati è cosa farà la Bank of England? Asseconderà l’inflazione stoppando i rialzi nei tassi oppure si preoccuperà delle tensioni nel mondo del lavoro?
GBP/USD: forse è il momento di puntare al ribasso
Difficile in queste condizioni pensare ad un’inversione di tendenza di un trend bearish che da tempo accompagna GBP/USD e che difficilmente cambierà nel corso di questo primo semestre 2023.
Il differenziale di crescita economica con la stessa Europa gioca a sfavore del paese britannico. Se Eurolandia ha evitato la recessione nel quarto trimestre con un incremento del Pil dello 0,1% ( come probabilmente UK) i dati Pmi sopra 50 potrebbero segnalare che il peggio è passato in Europa; gli indici Pmi inglesi invece preoccupano visto che continuano a rimanere inchiodati sui minimi del 2022.
Il differenziale di crescita prospettico potrebbe naturalmente incidere anche sul cross EUR/GBP destinato a rimanere nella zona di prezzo più alta di un range che dura dalla Brexit. La Bank of England quantifica nello 0,7% la contrazione prevista per l’anno in corso, elemento che zavorrerà inevitabilmente il Cable nella prima parte del 2023.
Tatticamente, sul GBP/USD si potrebbe già azzardare lo short su questi livelli incrementando le posizioni fino a 1,25. Stop loss sopra 1,27, mentre l’obiettivo ribassista primo sarà 1,195 e soprattutto 1,15 in caso di violazione di questo supporto.