Nuovi minimi storici per la rupia indiana che subisce pesantemente le vendite di mercati che sembrano spazientiti dalla prudenza della banca centrale sui tassi di interesse. I ripetuti rialzi del costo del denaro da parte della FED si sommano a un generale ridimensionamento delle prospettive della globalizzazione con il mondo emergente che rimane, anche a livello valutario, sotto pressione (vedi alla voce Cina con il crollo dello yuan delle ultime settimane).
Le minori pressioni su materie prime dalle quali l’India è estremamente dipendente come il petrolio, avrebbero dovuto avvantaggiare la rupia. Invece la volatilità continua ad imperversare con la divisa del subcontinente che tocca nuovi minimi storici contro il dollaro americano. Un mercato avverso al rischio tende a liquidare ciò che percepisce come rischio e la rupia in questo momento non offre un premio per il rischio ritenuto adeguato.
Rupia indiana: la strategia della RBI non convince
Anche in termini relativi verso gli altri paesi emergenti la rupia soffre. Rispetto a paesi come il Brasile e il Messico che hanno cercato fin da subito di combattere l’inflazione aumentando velocemente i tassi di interesse, la RBI (la banca centrale indiana) ha continuato a mantenere un atteggiamento prudente. Per attutire gli effetti negativi di questo comportamento gli interventi sul mercato valutario sono stati ripetuti, ma non massicci.
Le riserve valutarie, proprioa causa degli interventi, hanno così continuato a deteriorarsi. Notizie meno negative arrivano dai flussi finanziari provenienti dagli investitori esteri, ancora positivi e in grado di non appesantire la bilancia delle partite correnti. Ma in un contesto di recessione globale anche questa fonte di capitali può venire meno.
Contro euro la rupia continua a mostrare un profilo bullish grazie alla debolezza della valuta europea contro dollaro. Ma tutta la fragilità della valuta asiatica si vede contro dollaro americano. Il grafico mostra infatti come la parete superiore delle 82 rupie per dollaro stia tentando di contenere la forza dirompente del biglietto verde.
La banca centrale adesso deve cercare di gestire la situazione. L’ultimo dato di inflazione è risultato del 7%. Il rialzo di soli 50 punti base al 5,9% conferma la prudenza che contraddistingue questo ciclo di politica monetaria indiana. Uno studio della stessa banca centrale ha stimato che ogni ribasso del 5% nel valore della rupia aumenta l’inflazione di circa 20 punti base dando un beneficio al Pil di 15 punti base. Il saldo è quindi negativo creando le premesse per una stagnazione che, per un paese emergente con problemi sociali enormi, è assolutamente da evitare. Alzare più velocemente i tassi da parte della RBI significa anche frenare l’emorragia e contenere l’inflazione. Ma anche ridurre la crescita.
Un’incertezza che zavorra la rupia. Tecnicamente EurInr appare forse la figura più interessante. La settimana si è chiusa con una figura di bullish engulfing pattern su scala weekly. E l’ha fatto sui supporti chiave di lungo periodo. Se l’euro troverà la forza di risalire sopra 81 ogni investimento in rupie indiane andrà gentilmente servito al mercato con una generosa presa di profitto.