L'EUR/USD ha raggiunto la parità questa mattina nelle contrattazioni nei mercati valutari per la prima volta dal 2002. Gli investitori stanno manifestando una grande preoccupazione per il deterioramento delle condizioni dell'Eurozona sul fronte energetico. Ad aver peggiorato l'umore negli ultimi giorni, la decisione della Russia di interrompere il flusso di gas da Nord Stream 1 verso la Germania, il che ha fomentato il sospetto che le operazioni possano non essere più riprese. Berlino è già ricorso alla seconda delle tre fasi del piano di emergenza nazionale, che prevede il razionamento del consumo del combustibile.
Ma la situazione vacilla in tutta Europa, con l'Italia ad esempio che si è ritrovata ieri con la riduzione di un terzo della fornitura di gas da Gazprom rispetto alla media degli ultimi giorni. Quindi, con l'arrivo dell'inverno bisogna ricorrere a misure provvidenziali per evitare di trovarsi sprovvisti di energia. La crisi energetica sta mettendo fortemente sotto pressione la moneta unica perché agganciata ai venti recessivi che soffiano forte nel Vecchio Continente.
Questo mese la
Banca Centrale Europea alzerà i tassi d'interesse per la prima volta dal 2011 e questo in teoria sarebbe il momento meno indicato per farlo, in quanto
il rischio di spingere l'economia in recessione è molto alto. Tuttavia, la scelta dell'Eurotower sembra inevitabile, con l'inflazione che ha toccato quota 8,6% nell'ultima lettura riferita al mese di giugno. Anche la
Federal Reserve sta accelerando sui tassi, anzi già ha elevato il costo del denaro per ben tre volte quest'anno e non smetterà di farlo fino a buona parte del 2023 a ogni incontro ufficiale.
Il problema è che il rischio che in Europa si materializzi una stagflazione è molto alto. Diversamente dagli Stati Uniti, il carovita è quasi esclusivamente influenzato dalla crisi energetica aggravata dalla guerra Russia-Ucraina. Questo comporta che, una BCE più aggressiva non assicura che i prezzi scenderanno, perché i tassi vanno a influire sulla domanda e non sull'offerta. Mentre è matematico che oneri finanziari maggiori impatteranno su imprese e famiglie rallentando la crescita e colpiranno i Paesi più indebitati come l'Italia che si troveranno ad affrontare un problema di sostenibilità del debito.
"La BCE si trova in una posizione molto, molto difficile. Si potrebbe sostenere che Francoforte sia stato piuttosto in ritardo in termini di cessazione degli acquisti di obbligazioni, ma anche considerando l'inasprimento della politica monetaria ", ha affermato Jeremy Stretch, capo della strategia G-10 FX presso CIBC Capital Market.
In USA si parte oltretutto da una situazione economica molto più rinforzata dalla ripresa post-pandemica, con il mercato del lavoro che ancora viaggia ai livelli di piena occupazione. La crisi dell'EUR/USD, quindi, riflette inevitabilmente una differenza sostanziale tra un'Europa quasi agonizzante e Stati Uniti ancora in lieve difficoltà. Un altro argomento che verte tutto a favore del biglietto verde riguarda la crisi del commercio globale e a livello geopolitico, il che porta gli investitori a rifugiarsi in porti sicuri come la moneta americana, che rimane sempre la più scambiata a livello mondiale.
EUR/USD: cosa significa la parità
La parità raggiunta dell'EUR/USD avrà effetti anche pesanti per imprese e singoli individui. Le aziende americane non sono molto entusiaste: sia quelle che esportano all'estero, in quanto i propri prodotti non sono molto competitivi; sia quelle che producono utili fuori dal territorio americano, poiché i profitti risentono negativamente dell'effetto cambio durante la conversione. I turisti statunitensi che approdano in vacanza nel Vecchio Continente questa estate invece trarranno vantaggio dalla debolezza dell'euro, perché nel cambio dovranno utilizzare una quantità inferiore di dollari.
Le aziende europee teoricamente potrebbero sfruttare l'effetto della debolezza monetaria per vendere di più all'estero, non fosse che la crisi globale abbia ridotto i budget di spesa. Graham Secker, Chief European Equity Strategist di Morgan Stanley, ha affermato che la crisi dell'euro potrebbe fornire una spinta alle società europee in vista della prossima stagione degli utili del secondo trimestre, ma questa è una compensazione rispetto a tutta una serie di altri fattori negativi.