L'EUR/USD si sta avviando a piccoli passi verso la parità, dopo aver raggiunto il minimo degli ultimi 20 anni. Questo probabilmente non impatterà in maniera significativa sulle economie di Europa e Stati Uniti, ma avrà una valenza simbolica perché potrebbe essere il crinale che
determina quanto la Banca Centrale Europea dovrà essere aggressiva nella sua politica monetaria.
Normalmente un istituto centrale tende a rafforzare i tassi d'interesse per risollevare la propria valuta, ma questo è un caso particolare. L'euro sta assimilando tutte le preoccupazioni che nell'Eurozona si sviluppi una recessione profonda innescata dalla crisi energetica. La guerra Russia-Ucraina ha fatto più danni del previsto, è inutile nasconderlo. La situazione dell'approvvigionamento di gas naturale da Mosca oggi è appesa a un filo. È bastato che Putin chiudesse parzialmente i rubinetti che alcuni Paesi importatori sono andati in ambascia. La Germania è alla fase due del piano di emergenza e ha già cominciato a razionare il consumo energetico chiudendo piscine e allentando l'illuminazione nelle strade.
Tutto questo ha inferto un colpo letale all'euro, messo ancora di più sotto pressione dal fatto che, a partire da questo mese, la BCE alzerà i tassi d'interesse. Ciò significa dare una spinta all'altalena della recessione che rischia di tramortire il blocco dei 27.
Il dollaro in teoria non dovrebbe essere così forte, se riflettesse il pericolo che anche gli Stati Uniti probabilmente andranno incontro a una flessione della propria economia. Tuttavia, gli USA sono distanti dal conflitto nell'Est Europa e sono molto più indipendenti sotto il profilo energetico rispetto al Vecchio Continente. Senza contare il fatto che il biglietto verde è sempre un bene rifugio che torna utile nei momenti in cui a livello globale vi è paura e incertezza.
EUR/USD: gli effetti della debolezza del cambio
Un euro troppo debole rispetto al dollaro avrebbe delle ripercussioni a livello economico molto pesanti. L'Europa corre il rischio di dover affrontare una crisi inflazionistica ancora più forte, soprattutto dal punto di vista energetico. Infatti, alcune risorse come il GNL statunitense e del Qatar, così come il petrolio in arrivo dai Paesi arabi, dovranno essere pagati in dollari e ciò rischia di innescare una reazione a catena sui prezzi micidiale.
La cosa presumibilmente richiederebbe un intervento dei Governi per accollarsi almeno in parte l'onere del caro bollette. Inoltre, a differenza del passato, le imprese europee non si gioverebbero più di tanto della maggiore competitività del proprio export, vista la situazione di crisi globale a livello economico e geopolitico.
Gli americani invece farebbero festa questa estate nelle escursioni turistiche in Europa, ma parecchie multinazionali statunitensi non farebbero i salti di gioia per la forza della moneta USA. Infatti non sono poche quelle che producono utili all'estero, Europa compresa, e questo va a intaccare l'entità dei profitti quando dovranno essere convertiti in dollari.
EUR/USD: cosa pensano gli analisti
Dando quasi per scontato che l'EUR/USD raggiunga la parità, essendo ormai a un passo, c'è da chiedersi dove potrebbe andare a finire. Secondo James Athey, direttore degli investimenti di Abrdn, il cambio nel breve termine scenderà fino a 97 centesimi, ma non si esclude un'incursione fino a 90 centesimi.
Anche a giudizio degli analisti di Deutsche Bank, il Fiber andrà sotto la parità, a un livello compreso tra 0,95 e 0,99. Questo rifletterebbe un'imminente recessione nell'Eurozona, nonché effetti negativi derivanti dalla crisi energetica, sostengono gli esperti della banca tedesca.
Viraj Patel, stratega macro globale per Vanda Research, ritiene che una discesa dell'EUR/USD verso 95 centesimi significa che l'Europa è attraversata da una grande crisi e questo potrebbe essere un grosso problema per la BCE, la quale si troverebbe a dover cambiare la tempistica per la stretta monetaria. Tuttavia, Patel crede che la parità possa rappresentare il fondo della scivolata dell'euro.