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Come gli indici azionari anche valute ad elevato beta come Nok e Sek hanno il fiato corto dopo la corsa degli ultimi mesi
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Un atteggiamento dovish delle due banche centrali sui tassi alla base della rinnovata debolezza
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Svezia e tecnologia, Norvegia e petrolio. Due valute legate a doppio filo a settori caldi di questo 2020
Sul fronte valutario, cosa succede in Nord Europa? Questa è la domanda che si stanno facendo soprattutto quegli investitori che negli ultimi periodi hanno creduto nelle due corone, quella norvegese e quella svedese. Ma quali sono le motivazioni che hanno fatto impennare EurSek ed EurNok negli ultimi giorni?
La corona norvegese è la peggiore valuta del G10 nel 2020; dopo il drammatico ribasso di marzo che aveva spinto il cross EurNok fin sopra 13, la divisa norvegese era stata capace di recuperare oltre il 20% dai minimi toccando i supporti chiave di 10.3. Uno, due, tre minimi su questo supporto rappresentato dal massimo del 2019 e poi la ripartenza. Il concomitante passaggio da quelle parti della media mobile a 12 mesi ha fatto il resto favorendo la lunga candela bianca di settembre.
Un inequivocabile segnale bearish per il Nok. La presa di coscienza da parte del mercato che i tassi rimarranno a zero fino alla fine del 2022 come confermato dalla banca centrale ha spinto giù il Nok. Ma lo stesso appeal viene meno se guardiamo i tassi reali.
Se l’economia si comporterà meglio delle altre con un calo di “solo” il 3,6% nel Pil a fine anno, il tasso di inflazione rimane elevato e pari al 3,7% nella sua versione core. Difficile comprare bond in Nok a queste condizioni sembrano pensare i mercati.
Non dissimile la condizione della Corona svedese anche se la Sek fino a pochi giorni fa risultava la migliore del G10 contro Eur. Anche in questo caso l’analisi tecnica ha fatto sentire la sua voce. Come si vede dal grafico la up trend line che saliva dal 2013 proprio ad agosto è stata testata. La reazione rabbiosa del mercato in questo mese di settembre sembra aver messo in chiaro cosa aspettarsi anche nelle prossime settimane.
Anche in questo caso i tassi di interesse e le loro magre prospettive hanno le loro responsabilità nel movimento del cambio. Ma nello specifico caso della corona svedese la maggiore volatilità che ha incontrato la tecnologia a livello azionario lascia delle tossine nella Sek, valuta tradizionalmente legata a questo mondo come il Nok a quello dell’energia.
In Svezia, a differenza della Norvegia, l’inflazione è assente con il dato di agosto che ha presentato un calo nei prezzi al consumo dello 0,1%, percentuale che fissa in 0,8% il CPI annuo. Se la disoccupazione si mantiene attorno al 8.8% negli ultimi giorni anche le vendite al dettaglio hanno deluso con una contrazione ad agosto dello 0,3% che segue il +1,9% di luglio.
Il contesto appare quindi ancora poco supportivo per le due divise scandinave che potrebbero pagare fino all’inizio di novembre il nervosismo dei mercati azionari. Soprattutto il Nok è una valuta considerata ad elevato beta rispetto all’equity e quindi il consiglio è di attendere l’esito elettorale americano prima di eventualmente prendere posizione long su Nok e Sek.