Torno a parlare di dollaro australiano dopo l’articolo pubblicato a inizio dicembre ( AUD/USD, la crescita mondiale passa da qui).
La rinascita a cui avevo accennato in quell’articolo era stata anticipata da una figura tecnica molto nota agli amanti delle candele giapponesi e che probabilmente stava dimostrando la voglia del mercato di scommettere proprio su uno scenario di nuovo ispessimento dell’inflazione. Scenario che avrebbe costretto la banca centrale a prestare nuovamente attenzione ai tassi di interesse. E questo è quello che è successo con i prezzi al consumo di novembre, cresciuti al 7,3% contro il 6,9% di ottobre.
A fianco di questa annotazione statistica c’è poi da rilevare un mercato che sta riprendendo fiducia circa il futuro della Cina post riapertura da Covid. Con ovvi impatti positivi anche sull’economia australiana dove, guarda caso, si stanno tornando ad intensificare gli approcci diplomatici cinesi per ammorbidire certe situazioni di tensione che negli ultimi mesi avevano creato i presupposti per l’applicazione di sanzioni. Ma andiamo con ordine. Partiamo dall’inflazione.
AUD/USD: focus su quota 0,7$
Il rialzo di novembre al 7,3% è stato innescato da variazioni prossime al 10% sui prezzi di abitazioni, trasporti e cibo. A questo si aggiunge una domanda interna che ha ripreso a spingere come hanno dimostrato le vendite al dettaglio di novembre dopo il calo di ottobre.
I dati della bilancia commerciale sembrano confermare un surplus per il quinto anno consecutivo grazie al rialzo nei prezzi delle materie prime che hanno compensato volumi più modesti a causa della guerra e del rallentamento cinese.
A questo punto nel prossimo meeting di politica monetaria previsto per il 7 febbraio un aumento di 25 punti base appare possibile, con il mercato swap che prezza un picco al 3,85%. Saremmo a 65 punti base sopra il livello attuale.
Lo stato dell’economia australiana rimane robusto, una conferma di quello che abbiamo già visto in Nuova Zelanda e Canada di recente. La RBA potrebbe tornare quindi in modalità hawkins e questo ha spinto l’australiano fin sotto 0,70.
La zona di resistenza è importante se consideriamo che da settembre 2020 sono stati frequenti i test del supporto in questa zona di prezzo prima di un cedimento a settembre 2022. Quindi un supporto che torna ad essere resistenza e che in caso di superamento aprirebbe le porte a rialzi ben più consistenti.
La strategia rimane lunga di AUD/USD, ma non incrementerei le posizioni fino alla conferma del superamento di 0,70. Stop loss da posizionare sotto la media mobile a 50 giorni di 0,67 che bene ha fatto nelle ultime settimane per contenere le poche pulsioni ribassiste sull’Aussie.