Sui mercati valutari sta cominciando a serpeggiare un timore. Quello che la BCE alla fine farà solo dei timidi rialzi nei tassi di interesse mantenendo comunque in piedi una politica di controllo degli spread tra Stati core e periferici. Questo non significa una forma di controllo della curva dei rendimenti, ma del rischio di frammentazione tra Paesi. Ciò implica anche allentamento monetario che il rialzo dei tassi attenuerà, ma non inciderà più di tanto su un euro debolissimo anche contro l’altrettanto fragile sterlina.
A complicare ulteriormente lo scenario sono le dimissioni di Mario Draghi come capo del Governo italiano. La curiosità per la riunione della Banca Centrale Europea è importante, ma lo stesso mercato sembra aver già emesso la sua sentenza sulla direzione futura di EUR/USD.
Osservando l’esposizione net short dei non commercials sul mercato futures, e quindi degli speculatori, ci accorgiamo che solo ora la parte più attiva del mercato è entrata nel territorio short: un segnale che vi è ancora spazio di ribasso per la moneta unica. Visto che la parità è ormai un dato di fatto nel periodo stagionalmente meno favorevole al dollaro, tutto questo fa pensare.
La Fed non cambierà la sua politica monetaria nei prossimi mesi. Aspetterà di vedere quanto sarà importante il rallentamento economico e credo che solo una inversione della curva dei rendimenti 10 anni – 3 mesi spingerà Powell a rivedere le sue scelte nella parte finale del 2022. Solo a quel punto l'euro potrebbe tentare l’inversione di tendenza.
EUR/USD: analisi tecnica e strategie operative
Il grafico di lungo periodo di EUR/USD parla abbastanza chiaro. A marzo 2022 il cambio ha perso la zona di supporto compresa tra 1,10 e 1,12 che rappresentava il punto di transito della linea di tendenza rialzista di lunghissimo periodo. I minimi crescenti uniti da una linea di tendenza a partire dal 2000, quando l’euro toccò il suo minimo storico a 0,82, sono stati violati al ribasso proprio in quel momento e la divisa del Vecchio Continente non ha più ritrovato la forza di reagire scivolando fino alla zona della parità con il biglietto verde.
Osservando meglio il grafico notiamo un doppio massimo in zona 1,23 che rafforzerebbe la tesi di un obiettivo a 0,90 nei prossimi mesi. Tutto dipenderà dalla Banche centrali e anche dalle commodity. Dovesse proseguire il ribasso nei prezzi delle materie prime, il mercato troverebbe nel dollaro un porto sicuro verso cui approdare in vista di una possibile recessione globale. Per l’euro a quel punto la reazione diventerebbe sempre più lontana. Si tornerà long di EUR/USD solo sopra 1,08: obiettivo ancora lontano per ora.