Osservando le mosse di alcune banche centrali sembra che un briciolo di panico stia cominciando a serpeggiare circa la capacità di controllare l’inflazione con i tassi di interesse. Fenomeno prima dato per transitorio, poi controllabile con ripetuti aumenti nel costo del denaro, ora difficile da far rientrare in breve tempo dentro quella caverna nella quale l’inflazione è rimasta addormentata per molto tempop.
La banca centrale neozelandese tra queste banche centrali sembra essere la prima a nutrire non pochi dubbi sulla sua capacità di arginare la violenta erosione del potere d’acquisto. La RBNZ ha deciso di alzare i tassi di 50 punti base (4,75%), ai massimi degli ultimi 14 anni, allertando il mercato che altre strette sono in arrivo. Il passo rallenta (erano stati 75 punti base in novembre), ma ancora è prematuro parlare di stop.
L’inflazione è troppo alta e la banca centrale prevede un costo del denaro al 5,5% nel tentativo di frenare prezzi al consumo che non stanno ripiegando la testa come previsto dal Governatore Orr.
La banca centrale non esclude una recessione in Nuova Zelanda entro un anno, ha commentato Orr, ma questo è il prezzo da pagare per evitare una spirale inflazionistica (oggi l’inflazione è al 7,2%) di cui si potrebbe perdere il controllo. Probabilmente quella recessione alla quale vorrebbe arrivare anche la FED con i suoi ripetuti aumenti nei tassi, ma che la resilienza dell’economia americana sta sorprendentemente negando.
Eventi estremi come il ciclone tropicale che ha colpito il Paese potrebbero inasprire ancora di più la tensione sui prezzi dei materiali e della manodopera locale, imponendo un atteggiamento più risoluto verso l’inflazione. La disoccupazione rimane estremamente bassa (3,4%) e si sta già vedendo una pressione importante sui salari che soffierebbe sul fuoco dell’inflazione.
NZD/USD: 0,62 riuscirà ad arginare i ribassi?
Il dollaro neozelandese tenta così una reazione dopo i ribassi accumulati nell’ultimo trimestre. Un comportamento che sembra però troppo timido. EUR/NZD è risalito fino a 1,70. Confermata la ripartenza dopo il pull back di fine 2022 per EUR/NZD le prospettive rimangono quelle di un ritorno in zona 1,75 soprattutto se il rallentamento economico dovesse risultare più marcato del previsto.
Ma è sul cosiddetto Kiwi (NZD/USD) che si registra il segnale grafico forse più interessante. Dopo aver colpito in pieno la down trend line che scende dai massimi del 2021, NZD/USD ha messo in archivio quattro settimane consecutive di ribasso. Una sequenza preoccupante che solo il minimo di gennaio di 0,62 potrebbe arginare.
Se così non sarà avremo la formalizzazione di un doppio massimo e di conseguenza il ripristino definitivo di un bear market,renderebbe molto interessante la scommessa short sulla divisa neozelandese.