Complice anche un prezzo del petrolio che si è stabilizzato attorno agli 80 dollari al barile, nelle ultime sedute il mercato ha penalizzato la Corona norvegese. La discesa delle quotazioni di NOK è avvenuto peraltro in un momento in cui a settembre la Banca centrale norvegese ha alzato i tassi di interesse, primo Paese occidentale a farlo. E la stretta monetaria non è finita tenendo conto che a dicembre la Norges Bank alzerà nuovamente il costo del denaro, così come annunciato nell'ultimo meeting di politica monetaria.
Ma perchè allora le quotazioni della Corona norvegese stanno scendendo e non salendo? Perchè il mercato in realtà sta guardando ai dati dell'inflazione e comincia a farsi qualche domanda circa la corretta previsione di ulteriori ritocchi all’insù nel 2022 e nel 2023, così come recentemente previsto da Goldman Sachs.
Il motivo di queste perplessità si chiama inflazione core. A sorpresa infatti il dato norvegese di ottobre ha mostrato un netto ridimensionamento a +0,9% contro l’1,2% di settembre. La forza della Corona norvegese ha ridotto il costo delle importazioni e come ben sappiamo i prodotti legati a petrolio e gas non rientrano nel paniere delle importazioni di Oslo. Difficile che si possa scendere ancora da questi livelli infimi e certamente questo non mette in discussione il rialzo di dicembre sui tassi. Di sicuro rende meno amaro il 3,5% di inflazione generale, comunque scesa dal 4,1% di settembre.
Per quello che riguarda EurNok la finestra tecnica di rimbalzo potrebbe essere una buona opportunità di ingresso per ritardatari. Trattando il poderoso movimento ribassista di agosto/ottobre come una terza onda di un neonato bear market, ritengo che tra 10,05 e 10,30 ogni momento sarà buono per incrementare (o aprire) una posizione lunga di Nok.
EurSek: Banca centrale verso tapering più convinto, cosa fare?
Passiamo adesso all’altra realtà scandinava che ha mostrato qualche difficoltà nelle ultime settimane: la Corona svedese. Le buone notizie arrivate dal fronte disoccupazione non sono servite per arrestare la discesa delle quotazioni di Sek. Il tasso di senza lavoro è sceso a ottobre al 7,3%, livello più basso di quello precedente la pandemia.
La Banca centrale svedese a questo punto potrà cominciare a ragionare su un tapering più convinto vista la rapidità con cui il mercato del lavoro si sta riprendendo. Di muovere i tassi di interesse per il momento non se ne parla nonostante l’inflazione anche da queste parti ha rialzato la testa. Questo rende la Sek, assieme a Eur, Jpy e Chf una valuta da sfruttare come strumento di finanziamento per fare carry trade.
EurSek, come il cugino EurNok, sta così rimbalzando dai minimi di inizio 2018 e potrebbe puntare la sua prua verso quella zona compresa tra 10,10 e 10,20 dove si annidano diverse resistenze tecniche. Al momento non si intravedono segnali per uscire dalle divise scandinave. Il rischio da non scartare può essere quello di uno stato dell’economia globale che sta entrando in stagflazione e a quel punto sia Corona norvegese che svedese andrebbero in sofferenza.