Le azioni di MicroStrategy sono ormai in caduta libera a Wall Street. Nell'ultima seduta hanno perso il 25,18% e quest'oggi stanno lasciando al mercato un altro 7,8% nelle contrattazioni prima dell'apertura della Borsa americana. Negli ultimi 12 mesi il titolo del produttore di software ha ceduto poco più del 70% della capitalizzazione, perdendo finora la sua grande scommessa sul Bitcoin. Infatti, le vicende dell'azienda sono legate in maniera indissolubile a quelle della principale criptovaluta. Circa due anni fa MicroStrategy ha fatto una scelta aziendale ben precisa, ovvero di acquistare Bitcoin come forma di copertura contro l'inflazione.
La posizione nel tempo è stata costantemente rinforzata e a marzo di quest'anno ha preso in prestito 205 milioni di dollari dalla Silvergate Bank per acquistare altri token. La posizione della società guidata da Michael Saylor è appesa a un filo in quanto, se le quotazioni Bitcoin precipitano sotto 21.000 dollari, scatterebbe una richiesta di margine. Così almeno ha riferito Phong Le, Presidente e Chief Financial Officer dell'azienda, l'8 maggio in teleconferenza con gli analisti. Allora Bitcoin viaggiava a oltre 35.000 dollari, il che implicava una discesa di circa il 40%. "Prima che si arrivi a questo, potremmo contribuire con più Bitcoin al pacchetto collaterale, quindi non si arriverà mai" aveva detto Le.
Bitcoin: calo temporaneo o veleno per i topi?
Negli ultimi giorni la volatilità su Bitcoin è fiondata alle stelle, con gli investitori che hanno venduto selvaggiamente asset crittografici. Le motivazioni in questo momento del sentiment negativo del mercato nei confronti delle criptovalute sono svariate. Prendono origine dall'inflazione elevata e quindi dalla politica aggressiva della Federal Reserve sui tassi d'interesse, a riprova del fatto che le valute digitali tutto possono meno che servire come copertura contro l'inflazione o le incertezze del mercato.
Nelle ultime ore però sono altre le vicende che hanno guidato i ribassi nel settore crittografico, che fanno riferimento alla
decisione della piattaforma di prestito Celsius di sospendere i prelievi, a quella dell'exchange Binance di bloccare l'estrazione di Bitcoin per 3 ore nella giornata di ieri e all'annuncio di licenziamento del 20% della forza lavoro da parte della società crittografica BlockFi, che si unisce ad altre che hanno fatto la stessa cosa in questo mese.
Tutto ciò ha impresso paura al mercato, facendo riaffiorare i dubbi che il giocattolo criptovalute potesse essersi rotto, magari in maniera definitiva. Mentre riecheggiano le parole di Warren Buffett sull'argomento "Bitcoin è solo veleno per i topi", do you remember?
Microstrategy: rischia davvero il margin call?
La perdita di valore di Bitcoin implica inesorabilmente la perdita di valore degli assets di MicroStrategy. In queste ore la cripto ha lambito proprio la soglia fatidica dei 21.000 dollari che proietterebbe in margin call l'azienda di Tyson Corner, Virginia. Michael Sylor ha dichiarato di non aspettarsi una richiesta di margine ma, nel caso, la società avrebbe tante garanzie aggiuntive a sostegno della posizione. Il CEO ha aggiunto che la cripto dovrebbe crollare a 3.500 dollari prima di dover trovare altre garanzie. Stando alle sue parole, quindi, l'investimento in Bitcoin sarebbe in una botte di ferro. Ma è davvero così?
Secondo i dati del primo trimestre 2022, alla fine di marzo MicroStrategy deteneva 129.218 bitcoin a un prezzo medio di 30.700 dollari, per un valore complessivo quindi di 3,9 miliardi di dollari. Ora la cifra si è ridotta del 30% circa, il che comporta una perdita non realizzata all'incirca di 1 miliardo di dollari. Se prosegue questo andazzo, non è escluso che nei prossimi tempi si vedranno delle cose inaspettate e molto spiacevoli.