Bitcoin è arretrato bruscamente in mattinata dopo aver riagganciato la soglia psicologica di 40.000 dollari. Una volta superata la barriera di 37.500 dollari, considerata da alcuni analisti uno spartiacque importante, la principale criptovaluta sembrava orientata a riprendere il percorso rialzista che durava da mesi. Invece l'ennesimo tweet di Elon Musk ha fatto precipitare il token insieme alle altre valute digitali.
Proprio colui che aveva contribuito al grande rally di Bitcoin investendo per conto di Tesla 1,5 miliardi di dollari, era stato decisivo per il tonfo del 50% della crypto allorché aveva sollevato la questione ambientale relativa al mining. Adesso il numero uno di Tesla sferra un altro attacco attraverso un messaggio criptico su Twitter in cui rappresenta Bitcoin con un emoticon dal cuore spezzato e facendo riferimento a un testo della popolare canzone "In the End" dei Linkin Park. I milioni di follower del 49enne sudafricano che hanno posizioni sulla moneta virtuale si saranno mossi in branco interpretando il post come la fine della storia tra Musk e Bitcoin.
Bitcoin: ecco perché è come il rame e non l'oro
Nonostante i continui saliscendi della prima criptovaluta per capitalizzazione, il dibattito sulla funzionalità di Bitcoin rimane sempre vivo, soprattutto perché l'allerta inflazione è tutt'altro che tramontata. Sul tema si è espresso anche Jeff Currie, Head of Commodities Research di Goldman Sachs il quale, in un'intervista alla CNBC, ha sostenuto che Bitcoin non può essere accostato all'oro come copertura dell'inflazione, ma al rame.
Secondo l'esperto, vi sono due tipologie di inflazione: quella buona e quella cattiva. La prima è determinata dall'aumento della domanda e in tal caso vi sono delle commodities come il rame e il petrolio che tendono ad esercitare funzione di copertura risk-on: Bitcoin si comporta allo stesso modo. La seconda invece è quella conseguente alla carenza di offerta, come si sta vedendo in questo periodo. A quel punto è l'oro a svolgere il compito di proteggere dal risk-off.
La dimostrazione deriverebbe proprio dal fatto che il prezzo del metallo giallo è cresciuto parecchio nei tempi recenti mentre l'inflazione cattiva si è fatta sempre più minacciosa, mentre Bitcoin è crollato in preda a una volatilità estrema.
Bitcoin: come si stanno comportando gli investitori
La criptovaluta è crollata lo scorso maggio sul record storico di 64.780 dollari. Da allora vi è stato un pesante sell-off che l'ha portata a dimezzare il suo valore prima di una ripresa verso quota 40.000 dollari. Nell'ultimo anno Bitcoin ha comunque realizzato una performance straordinaria: +280%. Numeri che paragonati ad altri simili come Ethereum, che ha incamerato un guadagno del 1.000%, potrebbero non sembrare stupefacenti, ma visti in termini assoluti rimangono eccezionali.
Adesso sembra che molti investitori siano incerti sulle posizioni da prendere nei confronti del token. Alcuni temono lo scoppio di una bolla iniziata nel 2019 e che ora si trova a fare i conti con tutte le sue contraddizioni. Tuttavia, guardando le posizioni da parte degli investitori, non sembra che siano in troppi a mettersi in uno stato di short selling. In base ai dati forniti da Glessnode, i trader di lungo termine non hanno venduto Bitcoin e sono in tanti ad aver accumulato posizioni rialziste. La riluttanza a vendere è presente anche tra i miner, i cui flussi in uscita sono ai livelli più bassi da novembre 2020.
Un altro segnale importante arriva dal Crypto Fear & Greed Index, il quale evidenzia che vi è una quota di 36.000 dollari in cui Bitcoin risulta molto sottovalutato. I veri dubbi sono espressi dai trader retail che popolano i social trading, dove ancora si stanno chiedendo se a questo punto sia più conveniente vendere le monete digitali detenute in portafoglio.