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Le accuse di frode e le dimissioni del CEO Trevor Milton hanno affossato le quotazioni di Nikola a Wall Street;
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A rischio le partnership con grandi colossi dell'automotive;
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Tesla non sarà come Nikola secondo gli analisti, il motivo principale sta nella produzione della tecnologia
Il terremoto che ha colpito Nikola probabilmente sarà destinato a lasciare strascichi a Wall Street. Quantomeno a sollevare più di un dubbio agli investitori riguardo il cavallo vincente su cui stanno puntando. Come dimostrano le ultime vicende, a volte la realtà non è così limpida per come appare.
Trevor Milton, Amministratore Delegato dell'azienda statunitense specializzata nella produzione di veicoli a emissioni zero, si è dimesso ieri dopo le accuse di frode lanciata da Hindenburg Research. E nel frattempo la società rivendica l'autenticità di quanto fatto conoscere al pubblico, bollando come false e tendenziose le illazioni rivolte dall'istituto di ricerca.
Può bastare questo per sgomberare la mente degli investitori, ottenebrata da una nube di sospetto sull'operato del management aziendale? Evidentemente no, se si pensa che al NASDAQ il titolo è stato massacrato dalle vendite nella seduta di ieri, che l'hanno fatto precipitare del 19,33%.
Nikola: gli inganni agli investitori
Da quando si è quotata a Wall Street, Nikola ha seguito un percorso che l'ha portata a una valutazione di 13 miliardi di dollari. In sostanza, la società statunitense ha avviato un processo di decarbonizzazione nel settore degli autocarri pesanti, sostenuta da colossi come General Motors e Robert Borsch Gmbh. Il piano aziendale coinvolge anche l'unità Iveco di CNH Industrial che produrrà i primi camion elettrici e a idrogeno della società con sede in Arizona.
Tutto questo è stato pubblicizzato in maniera eccellente da parte del suo CEO, che avrebbe inventato di sana pianta molte immagini raffigurate negli spot promozionali, come quella dei camion sospinti da una discesa quando i motori non erano ancora pronti, o alcune commesse mai esistite tipo quella dei 250 milioni di dollari da parte di Swift Transportation, il gigante dei trasporti. Ciò ha contribuito a spargere fumo negli occhi agli investitori che hanno visto in Nikola la nuova frontiera per una rivoluzione verde che è già in atto e attende solo l'innesco per potersi ampliare.
Tesla come Nikola? No, grazie
Le dimissioni di Milton serviranno a qualcosa per l'azienda? Probabilmente a darsi nuova credibilità in modo tale da evitare che i partner industriali possano abbandonare i propri investimenti. Ciò però squarcia un velo sull'affidabilità di molte aziende sul mercato che galoppano a ritmo incessante.
È chiaro che il pensiero vada a Tesla, non fosse altro perché opera nello stesso settore ed è stata sospinta negli anni dalla fiducia sulle reali potenzialità dell'azienda capitanata da Elon Musk. Ma le due realtà sono davvero accostabili? Secondo gli analisti no, proprio no.
Gran parte delle promesse di Musk sono state mantenute. Space X ad esempio è una realtà, così come i numeri che troviamo nei bilanci aziendali riguardo le vendite delle auto elettriche. Altri grandi progetti societari stanno facendo vedere i primi bagliori e presto potrebbero vedere la luce, come la prima metropolitana per auto.
Insomma, che ci possa essere una parte di marcio nel complesso è fisiologico, ma da qui a fantasticare che si possa trattare tutto alla stregua di un sogno ce ne passa. Bisogna inoltre considerare che, a differenza di Nikola, Tesla sviluppa molto della propria tecnologia. La società dell'Arizona invece è di fatto un integratore di tecnologie usate da parte di grandi produttori che vogliono transitare nel mondo dell'energia pulita.