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Secondo indiscrezioni di stampa Unicredit potrebbe rilevare il 68,5% del capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena detenuta dal Tesoro;
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I rischi legali e i coefficienti patrimoniali bassi della banca senese sono i principali ostacoli per la riuscita dell'accordo;
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A giudizio degli analisti le garanzie governative per il momento sono insufficienti
UniCredit metterà le mani su Banca Monte dei Paschi di Siena? Sarà da vedere. Alcuni rumors hanno rilevato che vi sono contatti stretti tra il Governo italiano, che detiene la maggioranza azionaria della banca toscana con il 68,5% del capitale, e i vertici di Piazza Gae Aulenti per la cessione delle quote.
Dopo il salvataggio avvenuto nel 2017, il Tesoro deve uscire dall'istituto di credito più vecchio del mondo e sta cercando un acquirente. I contatti ancora sono in una fase preliminare, ma la trattativa è tutt'altro che scontata. L'Amministratore Delegato di Banca MPS, Jean Pierre Mustier, ha ripetutamente affermato che UniCredit non è interessata a fusioni e acquisizioni per il momento e che eventualmente non prenderebbe in considerazione accordi che mettano a repentaglio il capitale e la sicurezza legale della banca.
Affare Banca Monte dei Paschi di Siena: i rischi per UniCredit
La situazione dell'istituto senese non è delle migliori dal punto di vista patrimoniale e legale. Il coefficiente CET1 della banca è basso e potrebbe avere un impatto sul capitale di UniCredit a seguito della fusione. Secondo gli analisti però ciò che rappresenta l'ostacolo principale al deal è dato dal rischio legale dell'operazione. Più precisamente, lo Stato italiano ha sul groppone 8 miliardi di euro di crediti deteriorati trasferiti al gestore patrimoniale Amco.
Questi crediti però potrebbero diventare anche 10 miliardi di euro perché, sin dai tempi del salvataggio, sono state diverse le cause civili e penali intentate dai creditori per recuperare il denaro spettante. Per questa ragione la dirigenza di UniCredit vorrebbe garanzie in termini di capitale aggiuntivo e trasferimento del rischio prima di imbattersi nell'operazione.
Affare Banca Monte dei Paschi di Siena: decisive le garanzie del Governo
Una spinta verso l'accordo potrebbero darla le operazioni fatte in questi anni da parte del rivale Intesa Sanpaolo. Il gruppo guidato da Carlo Messina infatti è fresco di OPAS con UBI Banca. Nel 2017 invece furono le due banche venete ormai decotte, come Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, a finire sotto la proprietà dell'istituto torinese per 1 euro. Allora lo Stato sborsò 5,2 miliardi di euro per mantenere inalterati i coefficienti patrimoniali e 12 miliardi di euro a garanzia dei rischi legali derivanti dai crediti in sofferenza.
Oggi potrebbe succedere una cosa simile nell'affare che coinvolge la seconda banca italiana. Anche perché il Ministero dell'Economia ha ricevuto il diktat da parte della BCE che chiede di ricapitalizzare l'istituto per circa un miliardo entro il primo dicembre a fronte della cessione dei crediti ad Amco.
Nel "Decreto Agosto" il Governo ha già stanziato 1,5 miliardi per l'eventuale soccorso alla banca, però la cifra potrebbe non essere sufficiente per coprire i rischi derivanti dalle cause in Tribunale. Secondo le previsioni già c'è un buco di 1,1 miliardi relativo alla scissione dei crediti a favore di Amco e si stima una richiesta danni per i crediti deteriorati intorno al 10%. Facendo i calcoli la somma che occorrerebbe come garanzia governativa per il buon esito dell'operazione supererebbe i 2 miliardi di euro.
La reazione in Borsa dei titoli azionari legati all'operazione Montepaschi nella mattinata di oggi è stata contrastata. Il gruppo senese avanza del 4,65% dopo il crollo di ieri che l'ha visto passare da una quotazione di 1,344 a 1,29 euro. Le azioni UniCredit invece si si mantengono intorno alla parità, a dimostrazione del fatto che il mercato percepisce che l'affare per la banca guidata da Jean Pierre Mustier non sia molto conveniente al momento.