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Il PIL USA fa segnare la peggiore contrazione dal primo trimestre del 2009 ma batte il consensus;
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Il calo del PIL viene letto positivamente dal mercato in quanto si attende un maggiore stimolo monetario da parte della FED;
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Gli investitori si interrogano se comprare azioni conviene, alcuni segnali non sono incoraggianti.
In attesa della FED questa sera, le Borse europee e quella americana festeggiano il PIL USA riferito al primo trimestre. Appare un’iperbole la reazione degli investitori internazionali visto che il Prodotto Interno Lordo della prima economia mondiale ha fatto segnare un calo del 4,8%, peggior contrazione dal primo trimestre del 2009 e valore superiore al consensus degli analisti che si aspettava un calo del 4%.
Come accaduto nel recente passato con i QE seguiti allo scoppio della crisi dei mutui subprime, gli investitori sembrano entrati in una fase in cui dati macroeconomici negativi vanno letti positivamente. Il perchè? Perchè un peggioramento dell’economia porterà le banche centrali a un intervento ancor più massiccio sui mercati finanziari internazionali. Quando questo si verifica i titoli di Stato vedono i loro rendimenti scendere e questo porta a una maggior propensione al rischio da parte degli investitori, che indirizzano così i propri investimenti su asset quali le azioni. Il mercato avrà inoltre tenuto conto che proprio questa sera è in agenda la diffusione da parte della FED delle decisioni di politica monetaria americana prese in questi due giorni di riunione del FOMC.
Investire in azioni conviene?
Se la massiccia iniezione di denaro liquido nel sistema monetario delle Banche Centrali e le imponenti misure fiscali già prese dai Governi sono stati i principali fattori che hanno sollevato le Borse dal precipizio e dato nuova linfa alle quotazioni azionarie, ora è da capire se davvero quello in atto è un rialzo sostenibile o se nel prossimo futuro è prevista una fase di stallo. Un’indagine di UBS Global Wealth Management evidenzia come i ricchi siano ancora propensi a mantenere o incrementare le loro posizioni rialziste.
E gli altri attori del mercato? Alcuni segnali riguardo il posizionamento in essere degli operatori non sono molto incoraggianti. Tra i titoli che hanno guidato il rimbalzo dai minimi di marzo vi sono quelli del settore della pubblica utilità, dei beni di prima necessità e soprattutto della salute; ossia i titoli difensivi. Normalmente questo è un segnale di paura del mercato che preannuncia una fase di ribassi abbastastanza sostenuta. A conforto di questo vi è anche un’indagine da parte di Bank of America che rileva come il livello di liquidità contenuto nel portafoglio dei maggiori fondi di investimento abbia raggiunto una cifra che non si vedeva da quando ci fu l’attacco alle Torri Gemelle nel famoso 11 settembre del 2011.
L’estrema volatilità di questo periodo storico presumibilmente durerà per tutta la fase della pandemia e potrebbe condizionare l’operatività di breve. A questo proposito settimana scorsa Goldman Sachs aveva centrato l’obiettivo sull’orizzonte temporale. Più precisamente, secondo uno studio del comportamento storico del VIX dopo il raggiungimento di un picco, la banca d’affari americana ha evidenziato come i corsi azionari tendono lentamente a riprendere quota. Alla luce di questo si potrebbe iniziare a inserire gradualmente titoli azionari nel portafoglio anche a partire da questo momento, ma solo se l’ottica di investimento è proiettata a un orizzonte temporale superiore a un anno.