Questa settimana il NASDAQ-100 ha avuto una reazione positiva dopo 2 ottave in calo. Nei giorni passati infatti l'arrivo della nuova variante Omicron del Covid-19 e la svolta da falco da parte della Federal Reserve sul tema dell'inflazione, avevano peggiorato non poco l'umore degli investitori.
Gli operatori di mercato temono sempre che un inasprimento delle condizioni di finanziamento per gli investimenti tecnologici finisca per danneggiare le società che puntano sulla crescita. Se poi si aggiunge anche il malumore per la recrudescenza di un virus che minaccia altri arresti dell'economia, il quadro generale non diventa dei più entusiasmanti.
Nei primi giorni della settimana le azioni dell'indice tecnologico di Wall Street hanno avuto uno scatto, in particolare nella seduta di martedì 7 dicembre quando il NASDAQ-100 è salito di oltre il 3%, in ragione di un più allentato allarme sul nuovo ceppo del virus dopo le prime rassicurazioni dal Sudafrica.
Big Tech: un dato preannuncia vendite delle azioni
A questo punto gli investitori si stanno chiedendo se il paniere rappresentativo delle azioni growth sia pronto per riprendere il rally rialzista di lungo periodo, oppure se gli acquisti dei giorni passati rappresentino solamente un fuoco di paglia. Secondo Bank of America il 2022 potrebbe essere l'anno della correzione per i titoli tech. La banca d'affari evidenzia una correlazione stretta tra la dimensione del bilancio delle Banche centrali e le valutazioni delle azioni del settore.
Quando la Fed ha stampato denaro per acquistare obbligazioni, la crescita di bilancio è stata più rapida e in particolare le Big Tech a Wall Street ne hanno tratto grande beneficio. Se si valuta la dimensione aggregata dei bilanci oggi di Fed, BCE, BoJ e BoE si evince che essa è arrivata a 25.000 miliardi di dollari, il che storicamente corrisponde a una capitalizzazione delle Big Tech di circa 9.000 miliardi di dollari. Attualmente quest'ultima è di circa 11.300 miliardi di dollari, quindi significa che si potrebbe assistere a un calo del 20% delle quotazioni se si tiene per buono il ricorso storico.
Indice S&P 500: ecco perché potrebbe scendere dell'8%
Per diverso tempo le Big Tech hanno sovraperformato l'indice S&P 500 e hanno contribuito molto alle performance dell'indice stesso, dal momento che le grandi azioni tecnologiche costituiscono una componente importante. Giocoforza se dovesse configurarsi un forte ritracciamento delle Big Tech a Wall Street, ciò rischierebbe di trascinare al ribasso tutto l'indice. A meno che tutte le altre azioni a minore capitalizzazione, o comunque che non fanno parte della sfera tecnologica, non riescano a compensare la diminuzione di valore.
Un altro segnale non proprio incoraggiante viene fornito da Morgan Stanley, che sottolinea come meno della metà delle azioni facenti parte dell'S&P 500 vengano scambiate al di sotto della media mobile a 200 giorni. Questo dato assume valenza se lo si raffronta al 100% di titoli che erano negoziati sopra tale media nei momenti migliori del trend rialzista. Secondo la banca d'affari, se tutti questi titoli continuano a mantenersi a prezzi così bassi, è possibile che l'S&P 500 si riduca di circa l'8% rispetto al suo valore attuale.