Wall Street sta vivendo un momento positivo con quello che molti definiscono come un rally di sollievo. Dal minimo annuale del mese scorso a 3.636 punti, l'S&P 500 ha guadagnato circa 10 punti percentuali. Una sterzata è stata data dopo la riunione della
Federal Reserve, che ha aumentato i tassi dello 0,75% come era nelle attese ma, nel messaggio del suo Governatore
Jerome Powell, ha avvertito che
il ritmo dei rialzi potrebbe iniziare a rallentare a partire dalla prossima riunione di settembre. Ci stanno quindi due mesi circa per metabolizzare tutto e capire dove l'indice azionario intenda direzionarsi.
Alcuni analisti avvertono che questi sprint delle azioni potrebbero essere una trappola. Ad esempio, Mike Wilson, Chief U.S. Equity Strategist e Chief Investment Officer di Morgan Stanley, ritiene che la recessione in arrivo comporterà ulteriori ribassi e quindi predica prudenza per gli investitori.
I dati del PIL USA rilasciati nella giornata di ieri hanno sancito ufficialmente una recessione tecnica per gli Stati Uniti. Questa si verifica quando per due trimestri consecutivi si registra una crescita negativa dell'economia. E infatti il PIL del secondo trimestre, che è diminuito dello 0,9%, ha seguito la riduzione dell'1,5% dei tre mesi precedenti. Quindi è possibile che ancora vedremo vendite nei mercati azionari nei prossimi mesi.
Wall Street: chi perde con una recessione
Se dovesse arrivare una nuova ondata ribassista a Wall Street, quali titoli sarebbero più vulnerabili? Una recessione significa che la domanda dei consumatori dovrebbe ridursi, rallentando di conseguenza la spesa e la produzione. Pertanto, i titoli ciclici potrebbero essere tra i più colpiti, quantomeno di quelle aziende estremamente sensibili all'andamento dell'economia. In particolare, soffrirebbero le azioni di ristoranti e alberghi, con le persone che preferiscono risparmiare mangiando in casa e viaggiando di meno.
Le società di beni strumentali potrebbero pagare lo scotto del calo della vendita di attrezzature, in quanto vengono ridotti i progetti di costruzione in questo momento di crisi. Le banche sarebbero un'altra categoria a rischio, nonostante il vantaggio dettato dall'aumento dei tassi d'interesse. Quest'ultimo incrementa il margine di intermediazione e quindi la redditività delle aziende di credito, perché le banche sono più leste a trasferire il rincaro nei tassi su prestiti e mutui rispetto a quanto fanno con il tasso che riconoscono ai depositi dei risparmiatori.
Tuttavia, ciò viene compensato da un calo delle attività derivanti dalle operazioni di credito al consumo e di mutuo per le famiglie e di finanziamento per le imprese. Infatti, quando rallenta l'attività economica, sono meno gli investimenti fatti dalle aziende, che quindi chiedono meno prestiti agli istituti finanziari; così come si riduce il numero delle persone che compra casa o altri beni chiedendo un finanziamento. Inoltre, si ridurranno verosimilmente le operazioni di aggregazione tra le aziende, il che comporta una diminuzione dei ricavi da commissione delle banche che fungono da intermediarie.