Il mercato ormai sta attuando il conto alla rovescia sulla data in cui la Federal Reserve attuerà il primo dei 3 o 4 aumenti dei tassi d'interesse quest'anno. Infatti i rendimenti obbligazionari hanno superato l'1,80% per la prima volta dopo 2 anni e questo è un segnale tangibile delle preoccupazioni degli investitori.
In questo momento comunque gli operatori stanno incassando quelli che sono stati gli umori delle Borse da diversi mesi, da quando cioè la Banca Centrale americana ha deciso di imprimere una svolta da falco alla sua politica monetaria nel tentativo di contenere un'inflazione che rischia ancora di andare fuori controllo. A pagare dazio sono i titoli tecnologici, particolarmente bersagliati dai trader perché rendimenti più alti significano costi di finanziamento maggiori per le imprese che puntano tutto sulla crescita.
Azioni tech: società non redditizie le più penalizzate
Le aziende tecnologiche però non sono state colpite tutte allo stesso modo. Adesso a essere penalizzate sono soprattutto quelle non redditizie, tipo le biotech che non hanno ancora farmaci approvati e le startup appena quotate attraverso le SPAC. Si tratta di società che durante la pandemia hanno realizzato guadagni in Borsa da capogiro, grazie ai blocchi e alle misure di distanziamento sociale che hanno favorito le attività in digitale rispetto a quelle fisiche.
Allo stato attuale però non offrono alcuna garanzia in un contesto in cui le condizioni di mercato sono drasticamente mutate. Le società biotecnologiche ad esempio hanno ricevuto una spinta notevole quando vi è la stata la corsa globale per vaccinare il mondo contro il Covid-19, ma tali aziende possono perdere valore rapidamente sulla base dei risultati delle sperimentazioni cliniche e delle decisioni normative. Pertanto alcune di loro potrebbero non fare mai soldi.
Se si fa una valutazione dal 30 settembre 2021 al giorno dell'ultima chiusura settimanale si evince che le azioni delle società tech in perdita hanno visto diminuire il loro valore in media del 25%, mentre quelle redditizie hanno guadagnato l'1,4%. In questo ambito il NASDAQ Biotechnology Index è sceso del 14%.
Nello stesso lasso di tempo il NASDAQ Composite ha realizzato una performance del 3,1%, mentre l'S&P 500 l'8,2%. Gli investitori in buona sostanza non amano puntare su società costose e che non producono utili mentre i tassi stanno salendo, perché prestano molta attenzione a quelli che possono essere i valori attuali dei flussi reddituali futuri.
Azioni tech: cosa hanno venduto gli investitori
Entrando nello specifico, vi sono alcune società tecnologiche che hanno sofferto di più rispetto alle altre. Tra queste vi è il produttore di software di firma elettronica DocuSign, che al 3 settembre aveva raggiunto un massimo storico in Borsa di 310,05 dollari a suggello di una cavalcata straripante durante la pandemia, per poi scivolare del 58% da allora. Dalla sua IPO 2018, la società informatica ha registrato puntualmente perdite in ogni trimestre.
Il produttore di veicoli elettrici Rivian Automotive si è quotato a Wall Street a novembre e il titolo è arrivato a un massimo di 172,01 dollari alla metà del mese. Da quel momento però le azioni sono crollate del 54%, dopo aver rilevato una perdita di 1,23 miliardi dollari nel terzo trimestre.
Robinhood Markets ha una folta base di clienti, attirati soprattutto durante il periodo caldo delle meme stock, ma ancora non ha prodotto alcun profitto. L'azienda ha debuttato in Borsa a luglio dello scorso anno e subito le azioni sono salite fino a 70,39 dollari ad agosto, salvo poi precipitare del 78%.
Questi sono alcuni esempi di come il mercato abbia svoltato verso altre tipologie di azioni, che rispecchiano maggiormente il quadro economico attuale. Ad esempio oggi gli investitori si stanno dirottando sui titoli bancari in quanto gli istituti finanziari sono tra quelli che più usufruiranno dei benefici del rialzo dei tassi. Ma vengono privilegiati anche le azioni dei beni di consumo e delle utilities, meglio agganciate al ciclo economico.