Tutti gli sforzi fatti per combattere il cambiamento climatico e abbassare il riscaldamento globale potrebbero essere vani. Lo dimostra uno studio realizzato dal Sierra Club, la più antica e grande organizzazione ambientalista degli Stati Uniti, in collaborazione con l'istituto di ricerca Center for American Progress.
La ricerca ha messo in luce come 8 delle più grandi banche americane e 10 dei maggiori gestori patrimoniali del Paese abbiano in realtà contribuito insieme al finanziamento di circa 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nel 2020, appena l'1% in meno delle emissioni della Russia.
In ragione di questo gli autori del rapporto hanno lanciato un monito alla Casa Bianca affinché prenda provvedimenti adeguati per evitare il ripetersi di una catastrofe finanziaria ben superiore a quella del 2008.
Ecco come potrà avvenire crisi finanziaria
Entrando nel dettaglio del rapporto, si evince che le 8 banche citate abbiano finanziato circa 668 milioni di tonnellate di CO2 attraverso un'esposizione creditizia di circa 5.300 miliardi di dollari. I nomi che maggiormente hanno contributo sono istituti del calibro di JP Morgan, Citigroup, Wells Fargo e Bank of America. Quanto ai gestori patrimoniali, questi hanno portato 1,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
Le logiche conseguenze di tutto questo consisterebbero in incendi, siccità, inondazioni, uragani, trombe d'aria e altri eventi estremi altrettanto dannosi. Il punto è che il settore finanziario ne sarebbe pienamente coinvolto attraverso un meccanismo che ha innescato e che gli si ritorce contro. Il mercato dei capitali infatti verrebbe colpito dal momento in cui le calamità naturali andranno a compromettere le attività produttive.
Cambiamento climatico: cosa fare per evitare una crisi
Lo studio non usa mezzi termini: l'impatto per l'economia statunitense sarebbe disastroso, perché le conseguenze di una devastazione climatica si diffonderebbero in tutto il sistema finanziario. E a subirne maggiormente gli effetti sarebbero come nel 2008 quelle categorie di lavoratori che hanno fatto meno per provocare una crisi di tale portata.
Perciò i regolatori non possono più fare a meno di considerare il contributo che Wall Street sta dando perché la crisi climatica si diffonda. Qualcosa in realtà il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sta facendo. Negli ultimi giorni ha firmato un ordine esecutivo con il quale il Governo federale si impegna a ridurre l'emissione di carbonio e inoltre ha chiesto alle imprese americane di investire di più sulle auto elettriche e sulla transizione energetica. Il rapporto però mira a esortare il 78enne della Pennsylvania a perseguire banche e società d'investimento che stanno recitando un ruolo di primo piano nel mantenimento dello status quo.
Ma in concreto cosa possono fare le Autorità di regolamentazione? Secondo i ricercatori, istituti come la Securities and Exchange Commission e il Dipartimento del Lavoro dovrebbero quantomeno effettuare i seguenti provvedimenti:
- obbligare le istituzioni finanziarie a rendere note le attività di emissione che riguardano le imprese per le quali forniscono servizi;
- incorporare il rischio climatico quando si considera il rating nell'ambito della vigilanza bancaria;
- effettuare stress test legati al clima in modo da individuare quanto le banche possono perdere dai cambiamenti climatici;
- richiedere alle banche di finanziare gli investimenti più rischiosi con capitale proprio e non ricorrendo all'indebitamento;
- applicare supplementi per il rischio climatico a banche di importanza sistemica globale;
- adeguare i premi assicurativi dei depositi per riflettere il rischio climatico;
- affrontare il discorso della giustizia razziale ed economica correlata alle riforme sul rischio climatico.