Sulla rete TIM si fa nuovamente vivo il fondo KKR, pronto a investire sull'infrastruttura dopo che il
Governo Meloni ha preso tempo sulla fusione con Open Fiber. Negli incontri di questa settimana svoltisi a Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali, è stato deciso di istituire un tavolo di lavoro mirato a
trovare una soluzione entro il 31 dicembre per "soddisfare gli interessi del Paese, delle società coinvolte e di tutti gli stakeholders". Tutto ciò tenendo presenti "le normative esistenti a livello nazionale ed europeo, nonché i necessari equilibri economici, finanziari e occupazionali".
Nel frattempo, in una nota congiunta di stamattina, Open Fiber e i suoi due maggiori azionisti,
Cassa Depositi e Prestiti (60%) e il fondo Macquarie (40%), hanno assicurato la
piena collaborazione al Governo sul tavolo da lavoro per trovare le migliori soluzioni di mercato in prospettiva della rete nazionale delle telecomunicazioni, soprassedendo alle scadenze del Memorandum d'Intesa sottoscritto il 29 maggio 2022.
Per il momento, quindi, il piano di Draghi di unire le infrastrutture di TIM e di Open Fiber viene mandato ufficialmente in soffitta. Sulle decisioni prese da Palazzo Chigi, i sindacati esprimono delle perplessità. "Mi auguro che il tavolo di lavoro non sia un diversivo, ma un luogo fisico nel quale si possa determinare la migliore delle scelte possibili", ha affermato Fabrizio Solari, Segretario Generale Slc Cgil.
TIM: la proposta del fondo KKR
Il fondo KKR si rifà sotto, dopo mesi di attesa. Lo scorso maggio aveva firmato una lettera d'intenti e poi ha aspettato che Open Fiber presentasse la sua migliore offerta per la rete primaria di TIM. Visto che per ora l'ipotesi fusione sembrerebbe tramontata, i rappresentanti del fondo, insieme all'advisor Vittorio Grilli di JP Morgan, si sono recati al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per discutere della questione. Alla riunione erano presenti anche alcuni esponenti della CDP.
Nell'incontro, il fondo KKR avrebbe ribadito il suo interesse a investire nella Netco, con il supporto delle istituzioni pubbliche. La società americana ha messo sul tavolo una serie di possibilità, tra cui anche quella di rilevare la maggioranza della rete TIM con la contestuale concessione di una call option alla CDP. Questo percorso permetterebbe alla società di telecomunicazioni italiana di consolidare il debito ma si scontra con la volontà del Governo di conservare la maggioranza della rete.
Tra l'altro, l'offerta potrebbe anche essere vista sotto una cattiva luce da parte dell'Unione Europea, visto che, considerando i tempi e i modi di esercizio dell'opzione, si tratterebbe di un
acquisto indiretto da parte della CDP. A questo punto il Premier
Giorgia Meloni ha preso tempo per considerare tutte le possibili soluzioni anche con l'Antitrust europeo, in modo che alla fine tutti gli stakeholders siano soddisfatti.
I commenti di Equita Sim
Gli analisti di Equita Sim ritengono che lo schema proposta da KKR "permetterebbe a TIM di raccogliere risorse e consolidare il debito, lasciando più tempo alle parti per trovare eventuali rimedi antitrust". Tuttavia, gli analisti rilevano che andrebbe chiarito come questa soluzione nella sostanza differisca dall'impianto del Memorandum appena lasciato cadere.
Non è escluso che "si possa tornare sull'ipotesi della scissione proporzionale della rete", ha sottolineato la Sim milanese. "Uno scenario, questo, che sarebbe gradito a Vivendi ma che presenta delle complessità realizzative legate all'eccesso di debito del gruppo, in quanto TIM non incasserebbe le risorse necessarie dalla cessione del controllo dell'asset", hanno precisato gli esperti. In conclusione, Equita ritiene che "il grado di incertezza su TIM rimane elevato dopo lo stop del Memorandum d'Intesa".