Poste Italiane è di recente sotto la lente a Piazza Affari. Segnaliamo che JP Morgan ha tagliato la raccomandazione sulle azioni Poste Italiane da “Overweight” a “Neutral” e il prezzo obiettivo da 11 a 10,80 euro. Guardando ai conti dell’azienda, ricordiamo che Poste Italiane ha terminato i primi nove mesi dell’anno con ricavi e redditività in aumento. I numeri del solo terzo trimestre del 2022 sono stati superiori al consensus degli analisti.
Il risultato operativo è salito da 1,62 a 2,05 miliardi di euro (+27,2%). La società ha terminato i primi tre trimestri di quest’anno con un utile netto di 1,43 miliardi di euro, rispetto agli 1,17 miliardi registrati nel medesimo periodo del 2021 (+21,4%). I ricavi archiviati nel terzo trimestre sono saliti del 4,3% a 2,88 miliardi di euro, mentre l’utile netto è balzato del 15% a 461 milioni di euro (stime ricavi e utile netto rispettivamente a 2,82 miliardi e 430 milioni di euro).
In occasione della pubblicazione dei conti, il management di Poste Italiane aveva aggiornato la guidance sul risultato operativo di quest’anno. L’azienda prevede che l’EBIT raggiunga i 2,3 miliardi di euro, rispetto all’obiettivo iniziale di 2 miliardi di euro. Vediamo ora il quadro tecnico e come operare su Poste Italiane.
Analisi tecnica e strategie operative su Poste Italiane
Il quadro tecnico di Poste Italiane ha mostrato i primi segnali di deterioramento della tendenza rialzista di breve termine. Con le vendite viste ieri, i corsi hanno violato i supporti statici in area 9,20 euro, evidenziando la predominanza dei venditori.
Un proseguimento del movimento discendente potrebbero portare i prezzi al test della successiva area di concentrazione di domanda a 8,58 euro, zona corrispondente al ritracciamento del 50% dell’intero rialzo registrato dai minimi di metà ottobre ai massimi segnati l’11 novembre scorso.
Segnali di forza in questa zona potrebbero essere sfruttati per l’implementazione di strategie di matrice rialzista con primo obiettivo di profitto a 9,20 euro. Un target più ambizioso potrebbe invece essere localizzato sui massimi di novembre a 9,85 euro. Al contrario, un ritorno stabile delle quotazioni al di sotto di 8,50 euro favorirebbe le forze ribassiste, le quali potrebbero mirare all’area di concentrazione di domanda a 7,60 euro.
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