Il mercato delle opzioni sulle azioni americane è in fermento. Nel mese di novembre il volume totale dei contratti scambiati è arrivato a 56,3 milioni, il secondo livello più alto di sempre dietro ai 59,2 milioni di contratti negoziati il 27 gennaio, quando impazzava nella piattaforma di Reddit la mania per le meme stock.
La misura di come il mercato sia particolarmente caldo è data dalla scadenza delle opzioni preferita dai trader. Nel totale, il 40% del volume degli scambi è concentrato nei derivati che scadono dopo una settimana e il 54% in quelli in scadenza entro due. Questo significa che l'orizzonte temporale degli operatori è molto breve in questo momento.
Questo però può avere delle controindicazioni, soprattutto se il sottostante è un'azione molto volatile come Tesla. In quel caso infatti il premio pagato potrebbe essere molto alto e quindi erodere l'eventuale guadagno generato dal movimento dei prezzi.
L'aspetto interessante è che le opzioni call rappresentano il doppio delle put e ciò rende l'idea di quanto il mercato sia rialzista. Il 5 novembre sono passati di mano 37 milioni di contratti call, appena sotto i 39 milioni del massimo annuale del 27 gennaio.
Opzioni: quali sono le azioni sottostanti più acquistate
Le azioni per cui gli investitori hanno maggiormente manifestato un interesse nell'acquisto delle opzioni sono soprattutto quelle delle grandi aziende tecnologiche di Wall Street. Al primo posto vi è Tesla che nel mese di novembre ha conseguito un volume medio di contratti di opzioni di oltre 1,1 milioni, seguita da Apple con 886mila contratti, Ford 595 mila, Nvidia 471mila, Facebook 439mila, AMC 358mila, Pfizer 299mila, Amazon 261mila e Microsoft 257mila.
Le grandi variazioni di prezzo del sottostante si hanno in particolare all'apertura delle negoziazioni, in quanto vengono incorporate tutte le notizie che sono uscite dalla chiusura della seduta precedente, come ad esempio il rilascio dei dati trimestrali. Per citare un caso, dell'aumento del 45% delle azioni Tesla dall'inizio dell'anno, ben il 42% è da attribuirsi ai movimenti di apertura e solo il 3% deriva dalla contrattazione durante il giorno.
Del resto storicamente è stato sempre così nella Borsa americana. Basti pensare che dal 1993, l'indice di Borsa S&P 500 è salito cumulativamente del 745% all'apertura ed è diminuito del 9% durante la seduta giornaliera. Nel 2021 vi è stato maggiore equilibrio, con il principale indicatore in crescita del 13,7% nella notte e del 9,9% negli scambi diurni.
Opzioni: l'impatto sulle azioni della crescita di volume
L'impatto che il volume delle opzioni ha sul mercato azionario può essere molto significativo, ma è una cosa da ricondurre soprattutto agli ultimi tempi, quando è stato proprio lo scambio dei derivati a determinare alcuni fenomeni visti in titoli come GameStop, AMC e altri meme.
Secondo Chris Murphy, co-responsabile della strategia dei derivati presso Susquehanna, l'effetto delle opzioni è più che altro psicologico. In buona sostanza, quando la quantità di contratti scambiati aumenta, se ne inizia a parlare nelle testate giornalistiche di finanza. A quel punto la cosa comiincia a far tendenza nei social e i trader si infiammano acquistando il titolo sottostante nello slancio.
Questo è il motivo per cui, a giudizio di Henry Schwartz, direttore senior del comparto dei derivati di Cboe Global Markets, gli investitori avevano a un certo punto più paura di un crollo delle azioni e queste invece sono raddoppiate. La cosa ha determinato una valutazione delle azioni differente rispetto al passato con le opzioni call out of the money più costose delle rispettive put OTM.