Le fusioni e acquisizioni hanno toccato un nuovo record nel 2021, con una crescita del 64% rispetto all'anno scorso e un giro di denaro per 5.700 miliardi di dollari. Tra queste vi sono state le fusioni con le SPAC che hanno rappresentato l'11% del totale, rispetto al 6% del 2020. Un aumento consistente si è registrato anche nelle società di private equity e venture capital, che hanno aumentato la loro quota nelle transazioni in un anno rispettivamente del 19% e dell'8%.
Questa ondata di M&A è derivata da una pluralità di fattori. Innanzitutto dai bassi tassi d'interesse che hanno favorito il ricorso alle operazioni di leverage buy-out. In secondo luogo vi è stato lo sfruttamento della liquidità accumulata dall'inizio della pandemia proprio per perseguire obiettivi di finanza straordinaria.
Dai dati rilasciati da S&P Global Market Intelligence, la liquidità complessiva delle società dell'S&P 500 è aumentata dell'11% a circa 3.780 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020.
In terzo luogo vi è stata l'esigenza da parte delle aziende di rispondere ai cambiamenti incorsi nel loro settore di appartenenza determinati dalla pandemia. Infatti, molte hanno rivisitato i loro portafogli e hanno deciso di acquisire altre linee di business per espandersi, soprattutto nel settore tecnologico migliorando le proprie capacità digitali.
Rispetto al passato ciò che è cambiato riguarda le alte valutazioni che le società acquirenti hanno riscontrato nelle aziende obiettivo, determinate da multipli che spesso sono andati al di là dei fondamentali. In particolare i settori della tecnologia e della sanità sono stati quelli che hanno mostrato una quotazione rispetto agli utili attesi più alta, con una media rispettivamente di 28 e 24 volte.
M&A: ecco come sarà il 2022
Adesso la sfida che si presenta il prossimo anno è molto forte. Gli elementi affinché il trend possa proseguire ci sono ancora, come ad esempio la crescita del PIL statunitense, i forti utili aziendali e l'afflusso monetario nelle casse aziendali. Le trimestrali di questo 2021 infatti hanno mostrato dati molto solidi da questi punti di vista e la cosa fa pensare che molte risorse verranno sfruttate per le mire espansionistiche.
Una grossa mano potrebbe arrivare dalle SPAC, visto il crescente interesse degli investitori. I veicoli d'acquisizione speciale costituirebbero infatti un'occasione per quelle aziende che durante il 2021 non sono state leste a vendere. Inoltre c'è da segnalare il crescente ricorso ai finanziamenti dei private equity che potrebbe rappresentare un punto di convergenza verso maggiori fusioni e acquisizioni.
Tuttavia, vi sono da considerare alcuni elementi di contrasto che potrebbero anche arrestare la tendenza ascendente. Il primo consiste nel probabile aumento dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve. Se ciò dovesse avvenire già dalla primavera del 2022, le operazioni di M&A sarebbero più onerose nelle situazioni in cui si fa ricorso al finanziamento.
Il secondo riguarda le Autorità Antitrust, che potrebbero essere particolarmente severe in alcuni casi in cui vi è una minaccia di concentrazione settoriale. Negli ultimi anni infatti è accresciuta l'attenzione degli enti regolatori, i quali hanno inflitto anche sanzioni pesanti ad alcuni colossi soprattutto nel ramo tecnologico. Un esempio emblematico è stata la decisione da parte della Federal Trade Commission di bloccare all'inizio di questo mese la proposta di acquisizione da parte di Nvidia della società di semiconduttori Arm Holdings.
Infine va segnalato un altro elemento di disturbo nella variante Omicron del Covid-19. Se la pandemia è stata una delle cause scatenanti per le aziende di intraprendere la strada dell'aggregazione, un riacutizzarsi del virus potrebbe congelare molti progetti in corso, in attesa di una maggiore definizione del quadro generale.