Oggi 5 luglio 2021 il miliardario Jeff Bezos, come già pianificato precedentemente, lascia la guida del market-place più importante del pianeta ad Andy Jassy, che passerà dal vertice della divisione AWS a CEO di Amazon. Vediamo i dettagli e le prossime sfide del nuovo AD.
Amazon: da oggi Andy Jassy è il nuovo CEO
Il 5 luglio non è un giorno qualsiasi per Bezos. Infatti è proprio in questa data che fondò, 27 anni fa, la prima libreria online. Oggi si è trasformata in un megastore digitale dove si possono acquistare milioni di prodotti di qualsiasi tipo.
Proprio oggi 5 luglio 2021 Jeff Bezos ha scelto di lasciare la sua creatura in mano a Andy Jassy, che passerà dalla guida della divisione che si occupa di server e cloud al timone dell’intero gruppo dell’e-commerce.
Come benvenuto il nuovo CEO riceverà un pacchetto di 61.000 azioni Amazon, l’equivalente – alle attuali quotazioni di mercato - a circa 200 milioni di dollari. La cifra non è spendibile, il contratto prevede che lo diventi solo tra 10 anni, ma si andrà comunque ad aggiungere alle precedenti tranche ricevute e allo stipendio di 175.000 dollari l’anno. Non è la prima volta che viene utilizzato questo tipo di bonus di ingresso.
Il passaggio di consegne con Bezos avviene in un giorno più che simbolico quindi: il fondatore sarà presidente esecutivo e si dedicherà maggiormente alle iniziative personali che vanno dai viaggi nello spazio all’editoria. Bezos ha già annunciato il primo volo lampo oltre l’atmosfera per il 22 luglio e lui sarà a bordo.
È stato fissato per il 20 luglio il giorno del lancio della Blue Origin: una data storica, che darà ufficialmente il via al turismo nello spazio. Un viaggio che per ora si possono permettere solo pochi miliardari sul pianeta, visto che un posto per viaggiare accanto a Bezos è stato recentemente venduto all’asta a 28 milioni di dollari.
Jassy e il secondo azionista di Amazon dietro Bezos
Con i suoi 386 miliardi di ricavi nel 2020 e gli 1,3 milioni di dipendenti il colosso tech USA è secondo soltanto a Walmart e detiene una capitalizzazione di mercato di circa 1.800 miliardi di dollari.
Bezos è il primo azionista con un pacchetto che vale circa 176 miliardi di dollari, il che ne fa l’uomo più ricco del mondo insieme ad altri noti miliardari come il fondatore di Tesla, Elon Musk, e il patron di LVMH, Bernard Arnault ( clicca qui per conoscere i 10 uomini più ricchi del mondo secondo Bloomberg).
Jassy, il nuovo CEO, ha già in portafoglio importanti pacchetti della società maturati negli anni scorsi. Secondo Reuters ne avrebbe uno 45,3 milioni maturato quest’anno e uno da 41,5 lo scorso anno, che ne fanno il secondo azionista individuale alle spalle di Bezos.
Il Financial Times ha ricordato in questi giorni che l’assegnazione di importanti pacchetti azionari è prassi consolidata per i colossi tecnologici USA: nel 2012, quando Tim Cook prese il posto di Steve Jobs in Apple si vide assegnare un portafoglio di azioni valutato allora in 376 milioni.
A 276 milioni è arrivato nel 2019 Sundar Pichai entrando in Google, con un meccanismo legato al raggiungimento di obiettivi. Stessa storia per Satya Nadella, che nel 2014 da Microsoft ricevette azioni per 59 milioni.
Jassy alla guida di Amazon: il primo ostacolo sarà la questione tasse
Tra le iniziative alle quali lui e Jassy dovranno a breve rispondere c’è sicuramente la tassa sulle multinazionali che l’Unione europea, in sede OCSE, ha deciso di attivare. Imposizione che si aggiungerà alla web tax e che avrà sicuramente un impatto sui conti della società.
Bruxelles intende svelare nel dettaglio la sua proposta di tassazione soltanto dopo la riunione del G20 Finanze in agenda il 9 e il 10 luglio a Venezia per non “interferire” nei negoziati. Toccherà quindi al nuovo AD di Amazon studiare le prime mosse per contenere il danno che, drenando risorse, potrebbe avere impatto anche sulle quotazioni a Wall Street.
Grazie alle riforme dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Amazon non ha infatti versato negli ultimi anni un solo centesimo di tasse. Questo grazie alla regola che vige negli USA secondo cui i fondi investiti come ricerca e sviluppo o macchinari sono interamente deducibili.