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Gli indici azionari statunitensi sono in pesante calo nell'ultima seduta di Wall Street, specie sui titoli tecnologici;
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Tra le ragioni del malumore degli investitori la percezione che la pandemia sarà presente ancora a lungo;
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Gli analisti non sono molto ottimisti per i prossimi mesi ma escludono un'altra bolla Dot-com
È finita la festa? Una domanda che inquieta gran parte degli investitori che hanno preso da tempo posizioni rialziste sui mercati azionari. La giornata di ieri a Wall Street è stata molto pesante, gli operatori si sono accaniti in particolar modo sui titoli tecnologici affossando il NASDAQ-100, che ha chiuso in calo del 3,02%.
Preoccupa la discesa di Tesla, bersagliata dalle vendite dopo la delusione per il Battery Day. Nell'ultima seduta la società guidata da Elon Musk ha perso il 10,34% e nell'afterhours ha lasciato per strada un altro 3,30%. Qualcuno comincia a evocare lo spettro delle Dot-com, ma probabilmente è ancora presto per giudicare.
Forse tutto questo è il frutto di una presa di coscienza del mercato sulle effettive condizioni dell'economia globale, messa in ginocchio dal Coronavirus e narcotizzata dal denaro a fiumi delle Banche centrali. Certo non fanno dormire sonni tranquilli alcuni dati rilasciati dalla Security and Exchange Commission, secondo cui gli insider a Wall Street cominciano a scaricare azioni.
La settimana scorsa ad esempio hanno venduto circa 975 milioni di dollari di azioni, mentre in quella precedente le liquidazioni sono state meno della metà. In base a uno studio della Sundian Capital Research questo si tratta del più rapido abbandono dei titoli azionari dal 2012.
Wall Street: perché gli investitori vendono
In questo stato di cose, proviamo a vedere quali possono essere le ragioni profonde di un calo così vistoso degli indici americani. Una delle principali cause può essere determinata dalle intenzioni della FED. Nell'ultima riunione del FOMC, la Banca centrale si è detta disposta a tenere i tassi bassi fino al 2023 e un mese fa ha scavallato i target di inflazione, però alcuni segnali hanno turbato il mercato.
Durante la testimonianza al Congresso avvenuta in questa settimana, Jerome Powell ha sollevato alcuni punti che potrebbero rivelarsi dinamitardi. Ad esempio quando ha detto che alcuni programmi di emergenza dell'istituto monetario richiedono il supporto del Dipartimento del Tesoro e che i politici dovrebbero attivare una politica fiscale più generosa. Soprattutto aggiungendo che la FED può prestare ma chi riceve il denaro deve essere anche nelle condizioni di poterlo restituire.
Insomma, parafrasando il discorso si potrebbe dire che da solo l'istituto centrale non è in grado di reggere una crisi di questa portata. È evidente quindi che questo ha riportato un pò tutti nella realtà che il popolo americano sta vivendo, che è molto meno edificante di quanto si sia voluto far credere oscurandola con la bambagia monetaria. Il segnale il mercato lo ha colto al volo e di conseguenza si è depresso.
Una seconda ragione del crollo dei listini USA deriverebbe dalla fibrillazione per le elezioni presidenziali a stelle e strisce. I sondaggi non danno al momento una traccia precisa e gli investitori sembrano un po' spaccati nelle preferenze per chi dovrà guidare la Casa Bianca. Ci sono delle ragioni che fanno propendere per l'uno o l'altro candidato, ma quello che destabilizza i mercati è l'incertezza sia riguardo l'esito, che in riferimento all'efficacia delle misure da adottare di fronte a una tragedia economica.
Manca più di un mese alle urne, ma il mercato comincia già a scontare l'altissima volatilità che presumibilmente ci sarà a ridosso delle votazioni. Infine segnaliamo il dramma del Coronavirus. Probabilmente fino ad oggi Wall Street si era convinta che questa pandemia potesse essere superata in maniera indolore, non aspettandosi nemmeno una durata così lunga. Il punto è che a pesare è il pericolo che un secondo blocco sia dietro l'angolo.
Il primo lockdown non ha prodotto poi chissà quali grandi risultati, ma la riapertura ha tracciato un numero impressionante di casi, anche se per onore di cronaca non accompagnato da una crescita progressiva di morti. Il problema è ciò che percepisce il mercato: a quanto sembra, finora il negazionismo di Trump non ha pagato molto e la tanto sospirata immunità di gregge potrebbe essere ribaltata da evidenze scientifiche.
In America il 22% della popolazione ha prodotto gli anticorpi, ma il professore Anthony Fauci ha dichiarato che questo non è affatto sufficiente per impedire che il virus circoli e continui a fare disastri. Inoltre, il capo della task force scientifica alla Casa Bianca ha rimandato alla fine del 2021 un graduale ritorno alla normalità.
Crollo Wall Street: cosa aspettarsi ora?
Ora che succede, continuerà il sell-off sui mercati o torneranno i tori alla ribalta? Secondo Candice Bagsund, gestore di portafoglio presso Fiera Capital Corp, la situazione oggi non è paragonabile a quella che si è vissuta nel mese di marzo. Allora il calo rappresentò una grande opportunità d'acquisto sia perché i corsi azionari erano precipitati di oltre il 30% in pochi giorni e sia perché nel contempo il mercato si aspettava una pronta risposta da parte delle istituzioni governative e monetarie.
Oggi la discesa non è così vistosa e il mercato potrebbe trovare ancora spazio per mettersi short. Ad ogni modo i multipli dell'S&P 500 sono 21 volte gli utili, cosa non accostabile a quanto successe all'epoca delle Dot-com dove i multipli toccarono anche quota 70.
Kevin Caron, portfolio manager di Washington Crossing, sposta l'attenzione sul fatto che gli investitori sono preoccupati per quello che sta succedendo a livello geopolitico dove i rapporti tra USA e Cina sono sempre più ai ferri corti. Inoltre ci sarebbe anche una convinzione che la diminuzione di un nuovo pacchetto di stimoli fiscali del Congresso non si incastri bene con la tendenza del Coronavirus ad avanzare minacciosamente. Per queste ragioni è probabile che nei prossimi mesi vedremo ancora prese di posizioni ribassiste del mercato.