Intesa Sanpaolo ha lanciato il piano industriale 2022-2025 approvato dal Consiglio di Amministrazione questa mattina. Il piano arriva dopo una trimestrale che riporta un utile netto annuale pari a 4,185 miliardi di euro, in netta crescita rispetto ai 3,277 miliardi di euro dell'anno precedente e in aumento del 19,4% se si escludono le componenti che fanno riferimento all'acquisizione di UBI Banca. In netto miglioramento è anche la qualità del credito, con una riduzione dei Non Performing Loan di circa 50 miliardi di euro rispetto al settembre 2015, quando si era registrato il picco.
I conti hanno rilevato anche che vi è molto capitale in eccesso ma, stando alle parole dell'Amministratore Delegato, Carlo Messina, non verrà usato nel piano industriale per effettuare operazioni di fusioni e acquisizioni, perché ciò non porta valore. Al riguardo il CEO aziendale puntualizza che il modello di business della banca è quello basato sul wealth management e protection & advisory, con zero crediti deteriorati e focalizzato sui ricavi da commissione. Questo, continua Messina, può considerarsi come un “piano conservativo.”
Intesa Sanpaolo: ecco cosa prevede il piano industriale
Il piano industriale mira soprattutto a creare valore per tutti gli stakeholder per una cifra che si aggira intorno ai 520 miliardi di dollari. Entrando nello specifico ecco come dovrebbe essere la distribuzione delle risorse:
- azionisti: sono previsti oltre 22 miliardi di euro sottoforma di dividendi, con un pay-out del 70% per ogni anno. Al riguardo Messina ha precisato che tale livello di pay-out è tra i più elevati a livello europeo nel settore bancario e l'obiettivo è quello di mantenerlo stabile facendo salire il risultato netto l'anno prossimo. Per l'anno in corso sarà staccata una cedola per 1,5 miliardi di dollari e in più verranno effettuati riacquisti di azioni per 3,4 miliardi. Per la prossima Assemblea degli azionisti è stato proposto dal Consiglio di Amministrazione la distribuzione di 7,89 centesimi per azione come saldo, mentre riguardo il buyback tutto comunque è subordinato all'approvazione della Banca Centrale Europea (link). Lo stacco dei dividendi avverrebbe il 23 maggio e il rendimento ai prezzi delle azioni del 3 febbraio sarebbe pari al 2,9%.
famiglie e imprese: verranno erogati crediti a medio-lungo temine per 328 miliardi di euro, con 285 miliardi stanziati solo in Italia;
- personale: saranno effettuate spese per i dipendenti del gruppo per 26,5 miliardi di euro;
- fornitori: arriveranno acquisti e investimenti complessivi per 17 miliardi di euro;
- settore pubblico: tra imposte dirette e indirette sono previsti esborsi per 15 miliardi di euro;
- social lending: per mantenere la fama di principale banca del mondo che ha un impatto sociale, saranno supportate le attività non profit e le persone vulnerabili e giovani con una quota stanziata di 25 miliardi di euro;
- persone in difficoltà, giovani e senior: saranno impiegati 500 milioni di euro per investimenti e donazioni;
- ambiente: questa sarà la spesa più corposa con 88 miliardi di euro investiti nella green economy, nell'economia circolare e nella transizione energetica, con una maggiore concentrazione sul supporto alla transizione ecologica alle aziende corporate e alle piccole e medie imprese. Tra l'altro è previsto un forte impegno della banca a rafforzare la leadership per le tematiche ESG, a raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050 con riferimento ai portafogli prestiti e a investimenti per l'asset management e per l'attività assicurativa.
Intesa Sanpaolo: il commento degli analisti al piano 2025
Gli analisti hanno espresso ottimismo in relazione al piano industriale di Intesa, confermando il rating BUY sulle azioni in Borsa. Morgan Stanley raccomanda l'acquisto con target price a 3,3 euro, dai 2,67 attuali. A giudizio della banca d'affari americana, la distribuzione generosa per gli azionisti può essere considerata come un catalizzatore positivo. Fa eco il giudizio di Deutsche Bank che fissa un prezzo obiettivo sul titolo di Piazza San Carlo a 2,9 euro, grazie a dati solidi del quarto trimestre e a una combinazione di maggiori ricavi e minori costi e accantonamenti.