Tra 21 giorni Tesla entrerà a far parte dell'indice di Borsa S&P 500 e nei piani alti del gestore del principale listino americano qualcuno comincia a nutrire qualche preoccupazione di troppo. Il titolo del gioiellino di Elon Musk ha raggiunto una capitalizzazione di 555 miliardi di dollari, agguantando la sesta posizione in classifica appena dopo Facebook. Ma soprattutto ha una volatilità non indifferente per il peso che esercita nel mercato americano (1% dell'indicatore).
Quanto basta per sollevare un grande dibattito se inserire le azioni Tesla tutte in un'unica soluzione oppure in più tranches separate. La seconda ipotesi non ha un precedente, per questo S&P ha chiesto ai principali asset manager cosa ne pensassero al riguardo. I grandi investitori hanno quindi organizzato una specie di conference call per discutere della questione ed ecco che cosa è venuto fuori.
Goldman Sachs: liquidità sufficiente per sostenere unica quotazione
Goldman Sachs prevede che ci saranno grossi volumi contrattati nel momento della quotazione, per un importo di circa 100 miliardi di dollari. Questo comporterà che i fondi indicizzati dovranno liquidare altre azioni per 60-80 miliardi di dollari per replicare l'indice. La cifra ovviamente dipenderà dalla valutazione che avrà raggiunto Tesla, le cui azioni toccheranno 600 dollari a giudizio della casa d'affari americana. I fondi attivi invece acquisteranno circa 8 miliardi di azioni del produttore di auto elettriche.
Questo significa che ci sarà abbastanza liquidità per poter gestire l'aggiunta di Tesla anche in un solo giorno. Per dare un'idea della portata della questione bisogna ricordare che, dopo l'annuncio dell'inclusione nell'indice S&P 500, le azioni della casa automobilistica sono cresciute del 40% portando i guadagni di questo 2020 a quasi il 700%. Il solo S&P 500 è cresciuto in confronto appena del 13%.
Tesla: tutti i rischi di un ingresso in una soluzione nell'S&P 500
Gli altri grandi investitori sembrano propendere per un trading spaccato a metà, in merito all'ingresso delle azioni Tesla nell'S&P 500. Secondo Chris Johnson, capo dei mercati dei capitali ETF presso Charles Schwab, la liquidità verrebbe gestita meglio scalettando su più trimestri l'impatto della società sul mercato. Anche perché le eccessive oscillazioni di prezzo potrebbero mettere in seria difficoltà i gestori patrimoniali.
A tale proposito un precedente in realtà c'è, anche se non riguarda direttamente l'S&P 500. Si tratta dell'inclusione in due fasi delle azioni A cinesi di MSCI nel suo indice dei mercati emergenti nel 2018. Quindi questa volta si potrebbe ricalcare la stessa scena.
Ben Inker, responsabile dell'asset allocation presso il gestore degli investimenti GMO, mette in luce il problema dell'alto prezzo di Tesla come un rischio per gli investitori appena dopo la quotazione, per questo sarebbe poco raccomandabile un ingresso unico. L'esperto riporta alla memoria quanto successo nel 1999 a Yahoo, che raggiunse livello altissimi dopo essere stata aggiunta nel principale indice americano, salvo poi franare disastrosamente con lo scoppio della bolla dot-com.