Alphabet crolla a Wall Street nelle contrattazioni dopo la chiusura di mercato con un tonfo del 2,7%, dopo una trimestrale che ha rivelato risultati deboli della divisione YouTube. Questo testimonia la perdita di slancio della pubblicità online che rappresenta la componente più significativa del business aziendale.
Ruth Porat, Chief Financial Officer, ha affermato che il calo dei ricavi di YouTube è da attribuire in parte alla guerra Russia-Ucraina, che ha prodotto effetti a catena in tutta Europa. Infatti molti inserzionisti hanno ridotto la spesa e la stragrande maggioranza delle attività che venivano svolte in Russia sono state sospese. L'Amministratore Delegato, Sundar Pichai, ha riferito che gli utenti trascorrono più tempo sulla piattaforma, anche se in genere le persone sono tornate ormai alla vita normale.
Alphabet: tutti in numeri della trimestrale
Nei primi 3 mesi conclusosi al 31 marzo, le entrate complessive di Alphabet sono cresciute del 23% a 68 miliardi di dollari, praticamente in linea con quelle che erano le previsioni a 68,1 miliardi di dollari. L'anno scorso però i ricavi erano cresciuti del 34% nello stesso periodo. L'utile netto è diminuito dell'8% rispetto al 2021, attestandosi a 16,4 miliardi di dollari. Gli EPS sono stati di 24,62 dollari per azione, contro i 25,91 dollari previsti.
Entrando nel dettaglio delle varie sezioni, i ricavi da YouTube sono aumentati del 14% a 6,9 miliardi di dollari, mentre il consensus prevedeva 7,5 miliardi. I profitti invece sono diminuiti di 1,5 miliardi di dollari rispetto allo scorso anno. Porat ha affermato che un vento contrario si sta abbattendo su YouTube e riguarda il numero di spettatori in Shorts, riferito a video di 60 secondi senza pubblicità. Google sta sperimentando come monetizzare la piattaforma, sottolineando che il pubblico di Shorts è quadruplicato negli ultimi 12 mesi fino a raggiungere i 30 miliardi di visualizzazioni al giorno.
Riguardo la Ricerca Google, costituente il 58% delle entrate complessive, vi è stato un incremento del 24% rispetto allo scorso anno a 39,6 miliardi di dollari. Il motivo dell'attività sostenuta è da ascrivere al gran numero di persone che cercano spiagge, unità di noleggio e offerte di volo, ha riferito Philipp Schindler, Chief Business Officer dell'azienda, che ha aggiunto come le ricerche sui viaggi in questo momento hanno superato i livelli di prima dell'arrivo della pandemia.
La sezione Google Cloud ha visto una risalita del 44% dei ricavi a 5,82 miliardi di dollari, battendo il consensus che le dava a 5,76 miliardi, anche se rispetto al cloud Azure di Microsoft la crescita è stata di 2 punti percentuali in meno. La divisione ha riportato una perdita operativa di 931 milioni di dollari, ma l'azienda considera il segmento una grande opportunità a lungo termine, per cui nei prossimi anni verranno fatti investimenti aggressivi.
Tra ricerca e cloud, Pichai ha definito forti i risultati, dichiarando che ciò riflette una grande trasformazione digitale in atto. Una metrica importante riguarda i costi di acquisizione del traffico, perché fa capire quanto la società madre di Google deve spendere nei siti web per attirare utenza. Questi sono cresciuti del 23% a 11,99 miliardi di dollari, superando gli 11,77 miliardi di dollari attesi. Le spese operative sono aumentate del 24% rispetto al 2021 a 18,3 miliardi di dollari. A questo ha contribuito l'assunzione di 7.400 persone soprattutto nell'unità cloud dell'azienda, che si è espansa in maniera aggressiva.
Alphabet: la guidance per il 2022
Ruth Porat ha lanciato un avvertimento riguardo il trimestre in corso, sottolineando che potrebbe essere ancora più impegnativo per effetto della quasi completa chiusura delle operazioni in Russia, che lo scorso anno hanno comunque rappresentato circa l'1% dei ricavi.
Per il secondo trimestre il problema è il termine di paragone con quello del 2021, che è stato eccezionalmente forte in quanto si rapportava con il periodo di debolezza correlato al Covid-19. Alphabet ha annunciato un piano di buyback da 70 miliardi di dollari, dopo che nel 2021 aveva già speso circa 52 miliardi di dollari in riacquisti.