Come reagirà il mondo delle auto elettriche alla guerra Russia-Ucraina e al terribile shock petrolifero che ha spinto i prezzi del greggio fino a lambire i 140 dollari al barile, massimo dal 2008? I segnali che stanno arrivando finora non sono molto confortanti. Due delle più grandi startup di veicoli elettrici, Rivian Automotive e Lucid Group, sono letteralmente affondate nella Borsa di New York, con perdite rispettivamente del 70% e del 59% dai massimi di novembre 2021.
A scatenare il sell-off degli investitori è stata soprattutto la rivelazione che la situazione conflittuale nell'Est Europa ha determinato interruzioni nella catena degli approvvigionamenti. Eppure un prezzo del petrolio così alto dovrebbe favorire il passaggio verso le auto elettriche, invece gli investitori temono che quanto sta succendo in Ucraina finisca per sconvolgere il sistema delle forniture mettendo in crisi l'industria delle auto elettriche.
A questo si aggiunge anche il fatto che la Federal Reserve aumenterà i tassi d'interesse tra qualche giorno e le società tecnologiche subirebbero lo scotto di un costo per finanziare la crescita a lungo termine più alto. E questo vale particolarmente per le società ancora non redditizie.
Tesla: ecco perché reagisce meglio delle altre
Dal caos ancora una volta emerge Tesla, più capace rispetto alle altre aziende del settore a resistere alle ondate negative che mettono in crisi l'approvvigionamento delle materie prime e dei materiali necessari per costruire i veicoli non a combustione.
Steve Sosnick, capo stratega di Interactive Brokers LLC, afferma che in questo momento Palo Alto sia l'unica con un'attività dimostrabile e fattibile, mentre tutti gli altri sono ancora fortemente influenzabili dagli shock. Del resto tra Sosnick, Rivian e Lucid le consegne combinate di vetture elettriche non sono arrivate a 1.000 unità lo scorso anno, mentre Tesla ha venduto quasi 1 milione di veicoli.
Secondo Charles East, analista di strategia azionaria senior presso Truist Advisory Services, i produttori di auto elettriche più piccoli sono svantaggiati perché non hanno molta esperienza nei processi di produzione. Quindi devono sostenere una sfida particolarmente acuta, in quanto hanno bisogno di aumentare la produzione e le vendite per rallentare il loro consumo di denaro.
Tesla per la verità non è del tutto esente ai problemi del supply shortage, però rispetto ai colleghi è in una posizione decisamente migliore. La scorsa settimana è stato approvato lo stabilimento di Berlino, importantissimo per aumentare la sua capacità produttiva. Nel contempo Panasonic costruirà negli Stati Uniti una nuova fabbrica per produrre batterie al litio che servono le auto elettriche della compagnia guidata da Elon Musk.
Le azioni Tesla in Borsa quest'anno hanno perso il 20%, ma il titolo rimane comunque il quinto più capitalizzato di tutto l'indice S&P 500 e scambia a 79 volte gli utili attesi per i prossimi 12 mesi, ossia oltre il triplo della media del NASDAQ-100.
Elon Musk: lo shock petrolifero inciderà su Tesla
L'aumento dei prezzi del petrolio ha comunque turbato Elon Musk, che in un tweet sabato scorso ha affermato che bisogna aumentare immediatamente la produzione dei combustibili fossili. Detta da lui la cosa assume una grande rilevanza, visto e considerato che il CEO di Tesla è stato uno dei principali fautori dello sganciamento a livello industriale dalle sostanze inquinanti.
Il miliardario sudafricano ha aggiunto che tutto ciò impatterebbe in maniera negativa su Tesla, ma le soluzioni energetiche sostenibili non possono reagire nell'immediato per compensare il calo delle esportazioni russe di petrolio e gas naturale. Di conseguenza, i consumatori non potrebbero essere protetti nel breve termine dai prezzi più elevati dei combustibili.