Il percorso economico della Cina è seguito con grande attenzione dagli investitori, poichè le azioni cinesi hanno perso molto terreno in questi ultimi due anni e alle valutazioni attuali sembrerebbeo offrire interessanti opportunità di investimento. Secondo molti, il 2023 sarà l'anno del Dragone, in un contesto globale in cui le economie degli altri Paesi rischiano di fare i conti con una recessione innescata dalle politiche monetarie particolarmente aggressive da parte delle Banche Centrali.
Per Pechino, il carovita non rappresenta la prima delle preoccupazioni e la
PBoC non si è trovata nelle condizioni di dover alzare i tassi d'interesse. Il Governo cinese da inizio anno si è posto come obiettivo una crescita del Pil del 5,5% nel 2022 ma questo target non potrà essere raggiunto a causa delle
forti interruzioni dovute ai lockdown. Le stime più appropriate ora sono per un incremento del PIL del 3,5% quest'anno e del 4,5% il prossimo.
Cina: ecco i venti contrari sulla crescita del Paese
La Cina insomma dovrebbe evitare una recessione, ma la sua forza economica è messa in dubbio da tre fattori che potrebbero ripercuotersi in maniera letale nel Paese.
Il primo riguarda il Covid-19. La politica zero contagi del Paese che è stata portata avanti dal Governo non dovrebbe essere riproposta. Almeno questo sembrerebbe essere l'orientamento delle Autorità. Tuttavia, l'infezione è tornata violenta come e più del 2020, con il numero dei casi che recentemente ha raggiunto oltre 30 mila unità, un record da inizio pandemia.
Se la situazione non dovesse migliorare, sarà difficile pensare che non verranno attuate altre chiusure. A peggiorare il contesto è il fatto che la popolazione è poco propensa a farsi vaccinare, per cui la speranza del Governo è più quella di un'immunità di gregge. Ad ogni modo, secondo gli esperti, anche se ci saranno lockdown duri, saranno attuati blocchi mirati.
Il secondo fattore si riferisce alla crisi immobiliare che da tempo tiene con il fiato sospeso l'economia cinese. Il settore infatti costituisce un quarto del prodotto interno lordo della Cina e un default sistemico potrebbe avere un effetto domino sul sistema finanziario ed espandersi a tutta l'economia. Il Governo ha ordinato alle banche di restringere i criteri di erogazione del credito alle società fortemente indebitate e l'aumento del prezzo delle case degli ultimi anni sta facendo calare la domanda.
In sostanza, vi sono le condizioni affinché scoppi una bolla che rischia di avere effetti devastanti. Per evitare questo, il Governo ha attuato politiche di sostegno, ma sarà difficile, nell'ottica della redistribuzione della ricchezza voluta da Xi Jinping, rivedere un mercato fiorente come quello del decennio passato.
Un terzo fattore che potrebbe frenare la crescita dell'ex-Impero Celeste è rappresentato dalla disoccupazione giovanile. La forza lavoro tra i 16 e i 24 anni si sta riducendo e questo rappresenta un problema in quanto i giovani tendono meno a risparmiare e più a consumare. Questo minore apporto dei consumi giovanili potrebbe avere un effetto negativo sulla crescita dei consumi, che incide sulla domanda nazionale e sul PIL.