I problemi che attanagliano le società cinesi quotate in Borsa in questo momento storico sono molteplici. Le aziende tecnologiche si stanno leccando le ferite dopo una delle più dure repressioni di tutta la storia del Dragone, che ha fatto saltare quotazioni ormai imminenti e affondato le azioni sui mercati finanziari svuotando il capitale delle aziende.
La tempesta finanziaria che si è abbattuta su Evergrande è qualcosa di mostruoso, con il gruppo immobiliare inabissato sotto un debito di 300 miliardi di dollari. E la crisi dello sviluppatore si sta allargando in tutto il settore, con il conteggio ormai dei fallimenti che si stanno susseguendo pericolosamente. Il primo a cadere è stato il gruppo Fantasia Holdings dopo un mancato rimborso di un'obbligazione di 206 milioni di dollari. Pochi giorni fa la scena si è ripetuta con Sinic Holdings Group che ha saltato una scadenza di 250 milioni di dollari tra capitale e interessi.
A tutto ciò si aggiunge un violento energy crunch che ha fatto schizzare in alto i prezzi delle materie prime, costringendo diverse fabbriche a interrompere la produzione. Questi fattori hanno inciso sulla crescita del PIL cinese, aumentato nel mese di settembre solamente del 4,9%, di ben 3 punti percentuali sotto i dati del mese precedente. A fare da sfondo le tensioni tra USA e Cina, che nei prossimi mesi potranno riemergere in tutta la loro asprezza quando l'emergenza pandemica si sarà attenuata.
Cina: ecco perché puntare sulle azioni ora
In questo quadro a tinte fosche gli economisti in generale esprimono un certo pessimismo sui mercati cinesi, ma alcuni strategist invece vedono questo un momento che offre diverse opportunità. Uno di questi è Herald Van der Linde di HSBC, che reputa l'atteggiamento degli investitori eccessivamente ribassista sulle azioni cinesi.
A suo giudizio, la Cina è in lotta con una crescita che si va facendo più esigua e un Dollaro USA più forte, però questo è già stato prezzato dal mercato, pertanto vi sono alcune blue-chip che offrono valutazioni interessanti. Van der Linde scrive in una nota che i multipli azionari sono attraenti, perché il price/ernings è passato da 17 di inizio 2021 a 12,9 attuale, con prospettive di crescita degli utili che definisce decenti. Inoltre l'analista si aspetta che Pechino effettui allentamenti monetari e fiscali per stabilizzare l'economia, soprattutto in vista del Congresso del Partito Comunista di questo autunno che dovrebbe assegnare il terzo mandato a Xi Jinping.
L'opinione è supportata da Niall MacLead, di UBS Asia Pacific. Secondo l'esperto tutte le notizie negative su titoli immobiliari, crisi energetica e utili in calo per le aziende internet sono state abbondantemente scontate e adesso la sottoperformance si è arrestata. Infatti, se osserviamo alcuni importanti indici finanziari si può notare come questi stiano recuperando terreno. Ad esempio l'iShares MSCI China ETF è in calo dell'11% quest'anno, ma è salito di circa il 9% dai minimi di questo mese; mentre l'iShares MSCI China A., più orientato al mercato interno è in rialzo del 3%.
MacLead infine osserva che il 60% delle azioni cinesi è negoziato al di sotto dei multipli medi degli ultimi 5 anni e questo rappresenterebbe senza dubbio un segnale positivo per entrare a mercato. I settori preferiti dallo stratega sono quello immobiliare, bancario e sanitario.