Le trimestrali delle società automobilistiche di questa settimana hanno avuto tutte un minimo comune denominatore: la carenza dei chip ha in qualche modo inciso sulla produzione del trimestre e impatterà sulle vendite future. Non tutti però hanno dato lo stesso peso, sia con riferimento alle comunicazioni del management sia riguardo la reazione degli investitori. Ma vediamo una panoramica di quello che è successo finora e di come si è comportato il mercato.
Trimestrali: ecco come sono andate le case automobilistiche
Una delle aziende che ha resistito bene al chip shortage è stata sicuramente Ford Motor, che ha visto un logico calo delle vendite nel trimestre rispetto a quello precedente, ma con numeri che hanno stracciato le stime degli analisti, soprattutto sul fronte degli utili quasi raddoppiati rispetto alle previsioni (0,51 vs 0,27 dollari per azione).
La società è convinta che la carenza di semiconduttori perdurerà fino al 2022 ed eserciterà sicuramente un peso sull'attività aziendale, ma per la fine dell'anno vede vendite in aumento del 10%, con un balzo degli utili 2021 a 11,5 miliardi di dollari dai precedenti 10,5 miliardi previsti. Interessanti sono anche gli obiettivi futuri di Ford, che mira a costruire oltre 1 milioni di auto elettriche per la metà del decennio. Il titolo in Borsa è volato, sommerso dagli acquisti degli investitori attirati dalla guidance.
L'umore è diverso in casa Stellantis, con le azioni che a Piazza Affari hanno chiuso con un passivo dell'1,56%. Gli investitori non hanno apprezzato il crollo delle vendite del 14% a 32,6 miliardi di euro nel trimestre chiusosi a settembre, al di sotto dei 33 miliardi stimati dal consensus. Questo ha significato un calo produttivo del 30%, condizionato enormemente dalla scarsità di forniture che ha provocato interruzioni nella catena produttiva in alcuni stabilimenti.
Ma ciò che il mercato non ha proprio digerito è il taglio delle prospettive del margine operativo nelle Regioni chiave per tutto il 2021, rispetto ai primi 6 mesi dell'anno. In Nord America le stime sono state dimezzate, così come in Europa (+5% da +10%), mentre in Sud America sono passate da +20% a +5%. La Cina resta invariata con il +5%.
Scarsa resilienza alla crisi dei semiconduttori anche per Volkswagen. Il gigante tedesco ha visto un calo del 12% dell'utile operativo a 2,8 miliardi di euro, con vendite delle auto crollate del 24% rispetto al precedente trimestre. In particolare ne ha risentito il mercato cinese, colpito da una recrudescenza del Covid-19 e dove la domanda dei clienti non è stata soddisfatta.
Tutto questo ha compromesso la guidance, che rimane in linea con le consegne dell'anno precedente, mentre nel precedente trimestre le immatricolazioni erano attese in risalita. La reazione degli investitori in Borsa è stata scontata, con il titolo naufragato del 4,19%.
Ottimi i risultati invece di General Motors, che hanno superato le proiezioni del mercato. Il colosso automobilistico statunitense ha registrato un calo delle vendite perché le fabbriche hanno dovuto fare i conti ovviamente con le pressioni sui semiconduttori, ma i ricavi di 26,78 miliardi sono stati migliori dei 26,51 miliardi che si aspettavano gli analisti. Così come particolarmente positivo è stato l'utile rettificato: 1,52 dollari per azione vs. 0,96 dollari del consensus.
La società stima che la carenza di chip durerà almeno fino al 2022, ma gli investitori si sono accesi quando ha lanciato gli obiettivi a lungo temine. General Motors entro il 2025 immetterà nel mercato 30 modelli di auto elettriche ponendosi come obiettivo di raggiungere Tesla nelle vendite almeno negli Stati Uniti con 1 milioni di consegne all'anno.
Tra pochi giorni si attende la trimestrale di Toyota (4 novembre), ma già alcune indicazioni sono poco incoraggianti. La casa automobistica numero uno al mondo ha registrato a settembre il primo calo delle vendite su base annua in 13 mesi, con una diminuzione del 16%. Nel mese sono state consegnati solo 512.765 veicoli, mentre a settembre del 2020 le vendite furono 841.915.