La vicenda di China Evergrande sta tenendo tutti con il fiato sospeso sui mercati finanziari. Le azioni in Borsa del gigante immobiliare di Shenzen sono colate a picco dall'estate dello scorso anno, quando l'azienda ha cominciato a evidenziare le proprie crepe finanziarie. Da allora il valore di mercato si è ridotto di oltre il 90% e la situazione negli ultimi tempi va peggiorando.
In particolare gli investitori si sono allarmati allorché questo mese Evergrande in una missiva ha avvertito il Governo che la società stava per fronteggiare una crisi di liquidità. Già nel mese di luglio vi erano stati segnali poco confortanti, con il congelamento di 20 milioni di dollari di depositi bancari decisi dal Tribunale cinese su richiesta della Guanafa Bank. L'azienda era stata inadempiente con alcuni commercial paper, almeno nei tempi previsti. Ora però il rischio di insolvenza si è esteso e qualcuno comincia a ipotizzare il ricorso alla procedura fallimentare.
China Evergrande: come è finita nel vortice dei debiti
La società cinese è stata fondata nel 1996 da Hui Ka Yan, che è anche Presidente. Grazie a una serie di brillanti operazioni immobiliari, l'azienda si è sviluppata fino a diventare il secondo più grande operatore nel settore con un fatturato di 110 miliardi di dollari registrato alla fine del 2020.
Quotata a Hong Kong dal 2009, la società ha usufruito dell'accesso al mercato dei capitali e del debito, a volte ricorrendo al famigerato sistema bancario ombra della Cina. La strategia aziendale è stata quella di acquistare e vendere terreni e appartamenti anche con margini risicati, in modo da tenere sempre attivo il ciclo debito-investimento-vendite.
Negli ultimi anni il meccanismo ha cominciato a scricchiolare per effetto del rallentamento della crescita delle vendite nazionali. A quel punto la società ha iniziato a investire in altri business di grandi prospettive come quello delle auto elettriche o in attività più tradizionali come assicurazioni e mercato dell'acqua.
L'indebitamento che aveva sostenuto tutta l'attività immobiliare però ha raggiunto nel corso degli anni livelli insostenibili, con un'esposizione totale che è arrivata a 1.970 miliardi di yuan, pari a oltre 300 miliardi di dollari. Tutto questo ha sollevato l'attenzione da parte delle Authority di Regolamentazione cinesi, ovvero la People's Bank of China e la China Banking and Insurance Regulatory Commission. Gli organismi regolamentari hanno sollecitato l'azienda a rientrare riducendo i rischi del debito e dando priorità assoluta alla stabilità finanziaria.
Per fare cassa, nel secondo semestre del 2020 Evergrande ha fatto alcune operazioni importanti, come l'applicazione di sconti per vendere la maggior parte delle case di proprietà e la vendita di azioni per 555 milioni di dollari. In tutto sono stati raccolti 1,8 miliardi di dollari relativamente all'unità immobiliare di Hong Kong, a cui si aggiungono 3,4 miliardi di dollari per la vendita di una quota riguardante l'unità auto elettriche.
Nel 2021 ben 3 unità non quotate sono state scorporate dall'azienda nel tentativo di raccogliere altro capitale, ovvero il mercato immobiliare online, quello automobilistico Fanchebao e le attività riguardo l'acqua di sorgente. Questi tentativi tuttavia si sono mostrati insufficienti, come ha dichiarato la stessa società nella giornata di ieri.
China Evergrande: è in corso un rischio sistemico?
Un default di Evergrande potrebbe essere una catastrofe per il sistema bancario cinese e non solo. La mole di debiti dell'azienda mette in pericolo ben 128 banche e 121 società non finanziarie. I prestiti diretti e le partecipazioni indirette sull'azienda avrebbero l'effetto di causare una reazione a catena che destabilizzerebbe svariati settori.
Secondo un rapporto di JP Morgan la banca più esposta sarebbe la China Minsheng Bank, ma molti altri istituti finanziari seguirebbero a ruota. Il mercato obbligazionario ne verrebbe contagiato, in quanto i bond Evergrande rappresentano il 4% degli high yield immobiliari cinesi. Di conseguenza un default sarebbe in grado di scatenare un sell-off violento degli altri titoli obbligazionari ad alto rendimento, mettendo in crisi le banche finanziatrici.
Del resto, già nel rapporto sulla stabilità finanziaria del 2018, la PBOC aveva messo in luce come Evergrande fosse una di quelle società in grado di generare un rischio sistemico per tutto il sistema finanziario del Paese. Quindi il contesto lo si conosceva con ben 3 anni di anticipo.