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Royal Dutch Shell premia gli azionisti con un aumento della cedola dopo il taglio di aprile;
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La compagnia porta gli investimenti sulle attività a basse emissioni di carbonio al 25% del budget di spesa;
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La trimestrale rileva un ritorno agli utili, però la società licenzierà 9.000 dipendenti come annunciato a settembre
Acquisti su Royal Dutch Shell oggi al NYSE, con il titolo che cresce del 6,2%. Ad attirare gli investitori la comunicazione dell'azienda petrolifera di aumentare i dividendi agli azionisti del 4% a 0,1665 dollari per azione. Nel mese di aprile, Shell aveva effettuato una riduzione di due terzi della cedola per la prima volta dalla fine della Secondo Guerra mondiale, portandola da 0,47 a 0,16 dollari.
La mossa era sembrata inevitabile sia per affrontare la fase di ricostruzione aziendale dopo gli shock subiti dalla pandemia e sia per dare una svolta agli investimenti in energia a bassa emissione di CO2. Gli azionisti saranno premiati anche in un altro modo: l'azienda ha deciso di restituire dal 20% al 30% del flusso di cassa derivante dalle operazioni di riduzione del debito che, negli obiettivi della compagnia, dovrebbe scendere da 73,5 miliardi di dollari a 65 miliardi.
L'indebitamento in rapporto al capitale sociale dovrà essere portato al 25%, seguendo un trend positivo che l'ha fatto diminuire dal 32,7% del secondo trimestre, al 31,4% del terzo. Uno dei principali canali attraverso cui l'azienda si aspetta di ridurre il debito è attraverso operazioni di disinvestimento che dovrebbero ammontare in media a 4 miliardi di dollari l'anno.
Royal Dutch Shell: i piani d'investimento per l'energia verde
Nei programmi societari ora vi è un investimento dai 19 ai 22 miliardi di dollari in tutte quelle attività energetiche che conducono a una decarbonizzazione effettiva. Il piano è di utilizzare fino al 25% del budget annuale, più del doppio rispetto all'ultimo triennio dove gli investimenti nell'energia pulita si aggiravano in media intorno all'11%. Maggiori dettagli dovrebbero essere forniti entro febbraio del 2021.
Non è dato ancora di sapere se Shell abbia intenzione di diminuire la produzione di petrolio, però sembra che la strada sia simile a quella seguita da BP che il mese scorso aveva informato il pubblico che l'output di greggio sarebbe stato reciso del 40% da qui ai prossimi 10 anni e proporzionalmente sarebbero stati aumentati gli investimenti per le fonti rinnovabili.
L'impressione generale è che le attività petrolifere non siano più redditizie come un tempo, non solo quando i prezzi sono bassi. Anche le attività di raffinazione, che servono un pò da copertura durante le fasi di magra, hanno presentato margini inferiori. La verità è che la domanda di carburante vacilla, essendo che la pandemia ha drammaticamente ridotto il numero delle persone che viaggiano in auto o in aereo.
Trimestrale Shell: ritorno all'utile ma ci saranno 9.000 licenziamenti
La notizia positiva dell'ultima trimestrale di Shell è che la major anglo-olandese ha riportato i conti in verde nel terzo trimestre, dopo che nel precedente aveva subito una perdita monstre di 18,1 miliardi di dollari. Il reddito di 489 milioni ha battuto le previsioni degli analisti, ma pur sempre rappresenta un crollo del 92% rispetto allo stesso periodo del 2019.
L'evidenza del drammatico tonfo dei prezzi del petrolio e la debolezza della domanda sono sotto gli occhi di tutti. Ora si guarda al futuro fermo restando che la società ha abbassato le stime sulle quotazioni del greggio a medio-lungo termine. Una nota stonata arriva dalla decisione, annunciata peraltro a settembre, di tagliare 9.000 posti di lavoro.
Questo però si inquadrerebbe nel piano di ristrutturazione ambientale che mira alla transizione verso un business energetico più sostenibile. Secondo Steven Clayton, gestore del fondo britannico di Hargreaves Lansdown, Shell avrebbe dei piani molto ambiziosi che potrebbero portare nel tempo le azioni della compagnia ad avere un rendimento superiore al 5%.