La corsa al nichel si sta facendo sempre più accesa, con le principali compagnie che in qualche modo hanno a che fare con il settore che stanno stringendo accordi e partnership di una certa rilevanza. Tra queste Tesla ha appena firmato l'acquisto di 75 mila tonnellate di concentrati di nichel dal minatore canadese Talon Metals nell'ambito del progetto Tamarack. Quest'ultimo è una joint venture operante in Minnesota tra Talon e Rio Tinto, che riguarda la produzione non ancora attiva di nichel, rame e cobalto.
La scelta di Tesla rientra nel piano di approvvigionamenti del minerale assolutamente necessario per le batterie delle proprie auto elettriche. La società di Palo Alto in questo momento è preoccupata che l'altissima domanda di nichel possa mettere a rischio le forniture future, vista la rarità della materia prima.
Tesla: nichel fondamentale per le batterie in futuro
L'accordo tra Tesla e Talon arriva appena dopo che BHP, il più grande minatore del mondo, è in procinto di investire 100 milioni di dollari per un progetto di estrazione del nichel in Tanzania. Il mese scorso invece un altro gigante automobilistico, General Motors, ha annunciato la costruzione di un impianto per la produzione di magneti utilizzando materiali di terre rare forniti da MP Material Corp. Anche tra Tesla e BHP 6 mesi fa è stato stipulato un contratto per l'approvvigionamento del nichel.
Adesso la compagnia guidata da Elon Musk ha accettato la fornitura di Talon dopo che già da qualche mese aveva lanciato l'allarme riguardo il rischio che le quotazioni alte del nichel potessero impattare sulle celle della batteria. Quanto al minatore nordamericano, è prevista la produzione su scala commerciale entro il 1° gennaio 2026 nel progetto Tamarack. In questo un ruolo importante sarà svolto da Rio Tinto che dovrà supportare Talon nel raggiungimento degli obiettivi, mentre nello stesso tempo verrà rafforzato il portafoglio di materiali per batterie, come ha dichiarato in una nota l'Amministratore Delegato Sinead Kaufman.
Auto elettriche: nel 2021 il Giappone aumenta l'import
Una buona notizia per Tesla arriva dal Giappone, terra tradizionalmente restia a favorire lo sviluppo dei veicoli elettrici. Il Paese del Sol Levante infatti ha sofferto finora l'alto costo del prodotto determinato dalla mancanza di sussidi, oltre all'assenza di stazioni di ricarica delle batterie e di parcheggi a sufficienza.
In base ai dati riportati dalla Japan Automobile Imported Association, le importazioni di nuovi veicoli elettrici nel Paese sono passate dalle 3.238 unità del 2020 alle 8.610 del 2021. Un miglioramento molto evidente, con le auto elettriche che ora rappresentano il 3,3% delle immatricolazioni di vetture straniere in Giappone, rispetto all'1,3% del 2020.
La ragione di questo miglioramento è da attribuire ad alcuni fattori. Intanto Tesla ha diminuito il prezzo della sua Model 3 a lunga percorrenza del 24%, portando la valutazione a 43.380 dollari e facendo quindi aumentare la domanda.
Inoltre, vi è un maggiore impegno del Governo che punta a neutralizzare il carbonio entro il 2050 e per questo ha raddoppiato i sussidi per le auto elettriche. Ancora la presenza dei combustibili comunque si fa sentire. Infatti le immatricolazioni di ibridi a benzina importati sono quasi triplicate lo scorso anno, passando da 13.465 unità del 2020 a 37.530 dello scorso anno.