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Assieme ai bond high yield anche quelli emergenti stanno crollando con perdite che da inizio anno diventano in doppia cifra
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Gli spread superano i 600 punti base testimoniando lo scetticismo dei mercati verso emittenti non sempre solidissimi
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Gli indici obbligazionari sono arrivati su livelli critici. Dovessero cedere questi supporti si prefigurerebbe un altro 2008 quando i bond emergenti in poche settimane persero un quarto del loro valore
Qualche giorno fa ho commentato in questo articolo il vero e proprio collasso che ha colpito i titoli obbligazionari high yield. Le obbligazioni spazzatura hanno naturalmente una correlazione elevata con il mercato azionario e soprattutto quando questo scende per crisi profonde e recessioni imminenti, è chiaro che emittenti di debito scadente come quelli che compongono il mondo high yield soffrono. Gli spread si allargano (siamo arrivati ad oltre 900 punti base sopra i Treasury), i fallimenti aumentano. Lo stesso ragionamento possiamo farlo sempre per un altro tipo di obbligazione che appartiene all’universo cosiddetto a spread. Quello dei bond emessi da governi o società emergenti. Anche in questo caso abbiamo a che fare spesso e volentieri con stati il cui rating è non investment grade particolarmente dipendenti dal flusso di investimenti dei capitali esteri.
Fly to quality: un fenomeno normale nelle fasi di panic selling
Quando imperversa il panico, il flight to quality prende il sopravvento, la prima cosa che fa un investitore istituzionale è mettersi al sicuro. Vende tutto ciò che fino al quel momento gli ha offerto rendimento aggiuntivo rispetto ad un titolo di stato domestico (da qui obbligazione a spread) e compre obbligazioni free risk come Treasury o Bund. La fuga degli investitori non è mai lenta, ma piuttosto rapida e dolorosa con gli spread denaro lettera che si allargano e le perdite a carico di chi vende che si impennano. Se poi di mezzo c’è anche una valuta è altamente probabile che chi vende subirà anche una cospicua perdite in conto valutario. Tutto questo è successo, sta succedendo, con i bond emergenti in caduta libera come non si vedeva dal 2008. In valuta locale ma anche in hard currency (ovvero emissioni in Euro o Dollari).
Bond emergenti: intensità caduta prezzi simile al crollo del 2008
Il grafico che propongo è proprio quello relativo all’indice Jpm Embi Plus Total Return in Dollari. In 4 settimane la perdita ha superato il 15%, oltre due anni di cedole spazzate via in un mese. Nel 2013 assistemmo ad un fenomeno simile con un calo mensile che si fermò però al 10%; l’intensità maggiore della caduta la troviamo solo nel 2008 quando i bond persero addirittura un quarto del loro valore in 1 mese. Naturalmente il punto è capire se siamo in uno scenario di recessione soft in cui qualche Paese marginale (tipo Libano) fallirà, oppure in uno scenario simil 2008 con pesante recessione. La media mobile che accompagna la crescita dell’indice ci sta dicendo che probabilmente stiamo entrando nel secondo scenario. Il supporto ha ceduto di schianto e questo ci dice che il mercato sta cominciando a scommettere su qualche pesce grosso da mettere nella casella dei fallimenti in questo 2020. Vedremo chi sarà.