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I TIPS sono titoli di stato americani che offrono una remunerazione in grado di proteggere l'investitore dal rischio di inflazione
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Se scendono le aspettative di inflazione il valore dei TIPS (come di tutti gli altri inflation linked) scende
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Nell'ultimo periodo abbiamo assistito ad un ribasso nel valore degli inflation linked mentre i tradizionali titoli a tasso fisso hanno guadagnato
Nell’ultimo mese non tutti i titoli di Stato americani sono stati capaci di garantire protezione durante le fasi di ribasso. I grandi sconfitti sono risultati infatti i TIPS, ovvero quei titoli di Stato (in questo caso americani) la cui componente cedolare è anche influenzata dall’andamento del tasso di inflazione. I titoli inflation con maggiore storia sono quelli americani, i cosiddetti TIPS, nati nel 1997. I titoli sono simili ai BTPi (mentre i BTp Italia hanno una struttura diversa) e sono dotati di una cedola nominale di partenza ed un valore facciale di 100 che salirà nel corso degli anni per effetto dei tassi di inflazione che via via verranno capitalizzati andando ad aumentare il valore del bond. Questo è il motivo per cui quando compriamo Inflation Linked il prezzo dell’obbligazione (sopra sotto o uguale a 100) verrà aumentato di una quota di inflazione già accumulata nel corso del tempo dal bond.
Chi compra a 100 in emissione non potrà mai perdere denaro (salvo default dell’emittente) perché in caso di deflazione il pavimento minimo di 100 è garantito. Diverso è il caso di chi compra un titolo già emesso da tempo (quindi sul cosiddetto mercato secondario) che incorpora al suo interno una fetta di inflazione del passato. In caso di deflazione il valore dell’obbligazione inteso come montante sul quale calcolare gli interessi (costituito da 100 + inflazione passata) scenderà, ma anche in questo caso 100 rappresenta il pavimento al di sotto del quale non si andrà. Questo è lo scenario più probabile per i prossimi mesi e spiega il motivo di un calo così forte negli ultimi giorni. Se l’inflazione scende sotto zero la cedola fissa non avrà nessun valore variabile da aggiungere. Diventa perciò fondamentale per il mercato il valore dell’inflazione attesa e su questo si vanno a formare i prezzi.
Obbligazioni inflation linked: il termometro sulle attese di inflazione del mercato
I titoli inflation linked sono utili proprio per calcolare l’inflazione attesa dal mercato. Si prende il rendimento di un’obbligazione a tasso fisso, si sottrae quella di un’inflation linked (il cui rendimento è definito reale) e si ottiene il tasso atteso di inflazione. Esistono altre componenti marginali che rendono questo valore non esatto, ma in questo caso possiamo accontentarci di questa definizione. Se i rendimenti dei titoli a tasso fisso americani sono dell'1% ed i Tips offrono un rendimento reale di zero, l’inflazione attesa è pari a 1%. Se prendiamo in base ai dati di venerdì 13 marzo un ETF come quello di Vanguard che investe in titoli obbligazionari a tasso fisso americani e lo confrontiamo nell’ultimo mese per esempio con l’ETF iShares TIPS ci rendiamo conto di come il primo ha guadagnato quasi l’1,5%, il secondo ha perso oltre il 5%.
Come mai due titoli di Stato americani hanno avuto differenze così marcate? Il motivo si chiama per l’appunto aspettative di inflazione. Precipitate a causa del crollo nei prezzi delle commodities e di una domanda che inevitabilmente rallenterà per gli effetti del corona virus. E’ ovvio che lo scenario peggiore per un’obbligazione inflation linked è quello che si è visto sul finire della scorsa settimana. I rendimenti dei T-Note in salita e le attese di inflazione in caduta. La parte a tasso fisso perde, quella a tasso variabile pure. Solo lo scenario opposto risolleverà i TIPS, ovvero tassi in aumento ma con aspettative di inflazione in rialzo ben più deciso. Oppure tassi in calo calo ed aspettative di inflazione al rialzo. Esistono altre combinazioni favorevoli ai TIPS ma questa breve analisi ci serve per capire la logica di strumenti ottimi per chi decide di proteggere il proprio capitale dagli effetti deleteri della perdita di potere d’acquisto soprattutto durante la pensione. Non esenti però da oscillazioni anche marcatamente negative durante il periodo di possesso come stiamo vivendo in diretta.