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L'emergenza per il Covid-19 potrebbe durare a lungo e con questo i tassi restare bassi;
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Gli investitori sarebbero maggiormente orientati verso i titoli High Yield grazie alla copertura delle Banche Centrali;
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Il pericolo del downgrade dovuto al peggioramento delle condizioni economiche potrebbe essere un freno all'investimento obbligazionario.
Come sarà la ripresa? È questo il principale interrogativo che tutto il mondo degli investitori si pone di fronte allo scenario attuale dominato dall'emergenza. I primi dati macro economici mondiali che vengono snocciolati dalle varie agenzie di statistica non sono molto incoraggianti: il PIL sprofonda, le aziende falliscono e la disoccupazione dilaga. E l'eventualità che una situazione siffatta possa cristallizzarsi è sempre più lontana dall'essere scongiurata. Un cambio di prospettiva dipende da un nugolo di fattori che hanno bisogno di agire in contemporanea come ad esempio: la pandemia che rallenta la sua aggressività e le attività che riprendono a funzionare; l'efficacia della ricerca di terapie e/o vaccini come antidoto al Coronavirus; la determinazione di Governi e Banche Centrali a fornire le risorse monetarie e fiscali necessarie per sostenere l'economia. In questo contesto ci si chiede quali possono essere gli investimenti obbligazionari più interessanti in versione anti Covid.
A caccia di rendimenti: le migliori opportunità
Le Banche Centrali sembra proprio che manterranno bassi i tassi di interesse a lungo. Non hanno molta altra scelta che mantenersi dovish per permettere alle banche di erogare credito alle imprese e alle famiglie; soprattutto perché questo si lega al fatto che minacce inflattive per il momento non ce ne sono. Anche la tendenza generalizzata da parte dei commercianti ad alzare i prezzi per recuperare quanto perso durante il lockdown non pare rappresentare un rischio sostanziale. Giocoforza i rendimenti obbligazionari non danno allo stato attuale un premio al rischio particolarmente allettante, in generis.
Ciò nonostante secondo Steve Kane, co-gestore del fondo TCW Funds, le opportunità ci sono. Basterebbe concentrarsi su titoli obbligazionari a medio lungo termine che hanno beneficiato della politica monetaria delle Banche Centrali e/o che hanno una struttura finanziaria che consenta loro di sopravvivere anche a cash flow ridotti per un lungo periodo. Inoltre, a giudizio dell'esperto l'aggiustamento di portafoglio inserendo High Yield Bond e titoli dei mercati emergenti, quando i prezzi sono bassi, potrebbe migliorare le performance strategiche.
Il fatto che le Banche Centrali acquistino titoli di Stato e obbligazioni private a ritmo incessante tiene bassi i rendimenti ma rappresenta una garanzia anche per il rischio sostenuto, laddove le performance attese cominciano ad alzarsi. E questo secondo Luca Tobagi, CFA Investment Strategist di Invesco, rappresenta una grande opportunità per i risparmiatori.
Nel contesto dei rendimenti bassi invece si fanno prepotentemente spazio i Social Bond, in base all'opinione di Columbia Threadneedle Investments, società pioniera di questo tipo di investimenti. L'idea di fondo è quella di utilizzare uno strumento che ha anche un impatto sociale abbracciando varie aree che riguardano la salute, l'occupazione, l'istruzione, gli alloggi a basso costo, ecc. Negli ultimi anni molti investitori privati e istituzionali hanno contribuito al finanziamento di molti progetti al riguardo; quindi, con la sensibilizzazione derivante dagli effetti del Coronavirus, tali contributi saranno destinati verosimilmente a crescere.
JP Morgan sposta l'attenzione sulle valute emergenti, foriere di grandi opportunità in questo periodo storico. È chiaro che in tal caso la propensione al rischio debba essere più spiccata, però una logica di fondo c'è. La casa d'affari americana sottolinea come gli Assets sulle valute emergenti siano sottostimati e nel novero delle varie alternative suggerisce come i Bond espressi in Pesos messicani e Rubli russi possano offrire rendimenti più stabili. Considerazione questa corroborata dagli analisti di Morgan Stanley che annunciano di aver aumentato il peso specifico di portafoglio dei titoli emergenti espressi in valuta forte. A loro giudizio la tempesta è alle spalle in quanto il mercato ha già scontato alcuni elementi negativi come il crollo del prezzo del petrolio, la recessione economica e l'elevato indebitamento. Di conseguenza gli spread del debito sovrano emergente saranno destinati da ora in poi a restringersi fino alla fine dell'anno.
Il rischio downgrade peserà sulle scelte di portafoglio?
Gli sforzi compiuti dalle Banche Centrali e dai Governi per evitare il default sono enormi e senza precedenti. La liquidità garantita al sistema non ha soluzioni di continuità, mentre gli stimoli fiscali a famiglie e imprese hanno consentito di schivare il collasso economico. Eppure nonostante questo Christopher Hult, gestore di portafoglio reddito fisso di Columbia Threadneedle Investments, ritiene che la ripresa sarà molto lenta. Più precisamente si profilerebbe una forma ad U con una tempistica di 2 anni e mezzo per poter tornare agli stessi livelli di crescita del 2019. Basterebbe guardare i dati macroeconomici del primo trimestre per farsi un'idea della situazione: il mercato occupazionale americano sprofondato nell'abisso e utili aziendali zavorrati dal lockdown. Questo comporta che l'intervento monetario tramite il canale bancario sarà sempre presente e costante, ma facendo aumentare l'indebitamento e quindi surriscaldando l'economia. La logica conseguenza non potrebbe che essere un declassamento da parte delle agenzie di rating, con ovvi riflessi sui prezzi dei titoli a debito. Ecco perché la politica societaria di portafoglio, sostiene Hunt, verrà ridimensionata riguardo il comparto obbligazionario.