Le quotazioni dell'uranio volano nel mercato delle materie prime. I prezzi hanno raggiunto i massimi dal 2014 a 40 dollari per libbra, in aumento di oltre il 30% rispetto all'inizio dell'anno. La pandemia aveva creato non pochi problemi all'approvvigionamento di alcune aziende minerarie soprattutto in Canada, dove la società Cameco aveva dovuto sospendere la produzione a Cigar Lake per via della carenza dei lavoratori, bloccati dal Covid. Ad aprile invece la miniera è stata riavviata e la domanda ha ripreso a crescere.
Le azioni di Cameco sono cresciute nella Borsa di Toronto del 70% in questo 2021, mentre nella notte i titoli dei servizi pubblici giapponesi hanno ricevuto una grossa mano dal candidato premier alle prossime elezioni, Fumio Kishida. Quest'ultimo ha infatti affermato che l'energia nucleare in Giappone ha bisogno di essere ripristinata con il riavvio delle centrali nucleari, se si vuole raggiungere l'obiettivo di emissioni zero.
Uranio: ecco perché sono cresciuti i prezzi
Uno dei fattori fondamentali che hanno spinto in alto le quotazioni dell'uranio riguarda il gestore patrimoniale canadese Sprott Physical Uranium Trust. Il fondo è stato lanciato il 19 luglio scorso e da allora ha investito circa 240 milioni di dollari per accumulare 6 milioni di libbra di uranio fisico. Se si considerano le partecipazioni acquisite, Sprott ha in portafoglio circa 1 miliardo di dollari nella materia prima, che corrispondono alla detenzione di 24 milioni di libbra. Ad agosto è stata annunciata una operazione da 300 milioni di dollari finanziata con nuove azioni proprio per incamerare altro uranio fisico.
Ricordiamo che il trust compra il materiale tramite WMC Energy, che si occupa dell'immagazzinamento in Canada, Stati Uniti e Francia. La gestione viene effettuata proprio da Sprott, il quale incassa una commissione dello 0,35%. A questa si aggiunge un premium dell'1% sul valore lordo o su eventuali acquisti e vendite di uranio. Il fondo attualmente è quotato alla Borsa di Toronto, ma per il 2022 sta pianificando anche lo sbarco a Wall Street, il che potrebbe alimentare ulteriori acquisti della materia prima.
Uranio: quali prospettive per il futuro
Con gli investitori che continuano ad accumulare uranio, presumibilmente le società di servizi pubblici cercheranno di sostituire gli accordi di fornitura prima della scadenza. Oggi i contratti a lungo termine rappresentano il 98% della quantità di uranio necessario alle società USA. Per l'anno prossimo però è previsto un calo fino all'84% ed entro la metà del secolo al 55%.
In base alle proiezioni della World Nuclear Association, questo 2021 vedrà un grande incremento della domanda, che arriverà a 162 milioni di sterline, ma nei prossimi anni ci sarà un vero exploit: nel 2030 a 206 milioni e nel 2040 a 292 milioni. A guidare la grande richiesta sarà soprattutto la Cina, impegnata energicamente a ridurre le emissioni di CO2.
La mancanza di investimenti in nuove miniere però farà dimezzare la fornitura entro la fine del decennio. Secondo l'analista di Berenberg, Jonathan Guy, la domanda di energia nuclerare conoscerà una fase di grande spolvero dovuta alla ripresa economica e agli sforzi per eliminare i combustibili fossili. A giudizio degli strategist di Canaccord Genuity i prezzi dell'uranio stanno crescendo anche e soprattutto perché in realtà c'è un deficit fondamentale e sostanziale. Mentre Nick Clarke, fondatore di Curzon Uranium, ritiene che ancora non siano disponibili grandi volumi, ragion per cui le società che operano nel settore devono riorganizzare il loro business nell'approvvigionamento.