La crisi energetica che si è riversata soprattutto in Europa negli ultimi tempi ha riportato a galla il problema della ricerca di fonti di energia alternativa che possano sostituire quelle generate dai combustibili fossili. Anche perché, con i prezzi del petrolio alle stelle e quelli del gas naturale ostaggio degli attriti geopolitici che riguardano la Russia e l'Unione Europea sulla questione Ucraina, difficilmente si uscirà presto dall'energy crunch che alimenta l'inflazione.
Ovviamente ciò si inserisce in un quadro dove i Paesi di tutto il mondo stanno seguendo un percorso per la decarbonizzazione totale entro la metà del secolo e l'abbattimento delle emissioni inquinanti. Da diverso tempo quindi è tornato alla ribalta il nucleare, anche in ragione del fatto che puntare tutto sulle energie rinnovabili comporta qualche problema di affidabilità.
Al riguardo l'Amministratore Delegato di Sprott Asset Management, John Ciampaglia, ha affermato che se si verificano eventi metereologici come alluvioni e tempeste che congelano le turbine eoliche, piuttosto che situazioni in cui il vento soffia di meno ad esempio, non vi è sufficiente potenza di carico per alimentare le energie rinnovabili. Per questo motivo una fonte di supporto come quella nucleare potrebbe essere di estrema importanza, dato che le centrali funzionano il 93% delle volte.
Uranio: perché sono aumentati i prezzi
L'energia nucleare, abbracciata già in pieno da alcuni Paesi europei come la Francia, nel 2021 ha dato una grossa mano alle quotazioni dell'uranio, aumentate del 40% a 42 dollari. Inoltre gran parte dei maggiori estrattori del mondo hanno ridotto la loro capacità produttiva innescando un eccesso di domanda.
A questo si aggiunge l'annuncio da parte dei Governi di Stati Uniti, Francia e Giappone di politiche di sostegno per il nucleare in misura maggiore di quanto è stato fatto in passato. In particolar modo negli USA il piano Biden sulle infrastrutture prevede un investimento di 65 miliardi sulle energie pulite, dove sono compresi centri di ricerca per reattori nucleari avanzati.
A dare vigore alle quotazioni dell'uranio anche i disordini recenti in Kazakistan, il più grande produttore mondiale del materiale radioattivo che fornisce il 40% dei reattori nucleari a livello globale. Il pericolo del calo dell'offerta da quelle zone ha determinato una spirale positiva sui prezzi. Finora comunque non ci sono state interruzioni di produzione di uranio in Kazakistan, ma le restrizioni di sicurezza potrebbero esacerbare i vincoli sui trasporti e sulla catena di approvvigionamento.
Uranio: ecco come investire
I future sull'uranio esistono ma in realtà non si è mai creato un mercato paragonabile a quello delle altre materie prime, per questa ragione gli investitori che vogliono puntare sul minerale preferiscono farlo attraverso azioni delle società di mining oppure molto più frequentemente per mezzo di ETF e fondi specializzati.
Tra questi ultimi spicca lo Sprott Physical Uranium Trust, un fondo chiuso che detiene 43 milioni di libbre di uranio del valore di 2 miliardi di dollari. Il fondo è gestito da Sprott Asset Management, che ultimamente ha investito 400 mila sterline per aggiungere altro materiale, contribuendo alla risalita dei prezzi. Negli ultimi 12 mesi l'asset ha realizzato un guadagno sul mercato canadese del 227%.
Un'alternativa valida è l'ETF North Shore Global Uranium Mining che investe nelle società che producono, sviluppano ed esplorano uranio e che dall'anno scorso di questi tempi ha realizzato una performance del 56% nella Borsa americana.