Per Capital One lo scorso venerdì è stato un giorno nero. La holding bancaria americana specializzata in carte di credito, prestiti auto, banche e conti di risparmio si è vista recapitare dalla CFTC, la Commissione commerciale futures su materie prime degli Stati Uniti, la richiesta di registrarsi ridurre l'esposione dei propri clienti sui Future del petrolio per scongiurare il default. Molti clienti della banca sono long di greggio, anche in overnight, e la discesa dei prezzi rischierebbe di causare un dissesto dei ratio patrimoniali dell'istituto di credito. L'Agenzia indipendente del Governo USA ha adottato questa linea per la crescente esposizione di Capital One sul fronte energetico. I clienti della holding bancaria americana nell'ultimo periodo hanno evidentemente incrementato la loro esposizione sul petrolio, elemento che fa crescere il rischio della banca e che dunque ha spinto CFTC a richiedere una maggior liquidità a copertura delle posizioni.
Il trading sulle materie prime nel corso degli anni ha visto un uso sempre più esteso della leva finanziaria. Le quotazioni del petrolio negli ultimi 12 mesi hanno perso circa il 66% del loro valore, con i corsi del WTI che attualmente lambiscono i 20 dollari al barile. Il crollo dei valori del greggio può dunque aver impattato negativamente sui conti di molti clienti di One Capital e sulla banca stessa. Quando si opera a leva sui mercati, il capitale che non viene impiegato dai trader è finanziato dalla controparte. Se molti clienti di un broker/di una banca prendono la stessa posizione, sbagliata, gli effetti negativi si avrebbero anche sull'entitià finanziatrice della leva.
La mossa della CFTC è dunque legata al fatto di non incorrere in brutte sorprese che potrebbero creare nervosismo e volatiltià sui mercati, già alle prese con la gestione delle criticità economiche nate dalla diffusione su scala mondiale del Coronavirus. Il rientro richiesto a One Capital è per evitare che la banca statunitense possa incorrere in un default qualora il mercato dovesse continuare a spingere al ribasso le quotazioni del petrolio. A seguito della crisi finanziaria del 2007-2009, durante la quale diverse importanti istituzioni sono state rovesciate dalla loro esposizione ai derivati, il Congresso americano ha creato una serie di leggi sul commercio di swap per ridurre il rischio sistemico e aumentare la visibilità del mercato.