Il petrolio rimane al centro dell’interesse degli investitori, sulla scia di un mix di rinnovarsi di tensioni geopolitiche e di ottimismo per il mercato del lavoro USA, alla luce dei dati visti venerdì scorso. Vediamo cosa succede.
OPEC+ e attacco in Arabia Saudita spingono il greggio
Dopo la decisione dell’OPEC+ della scorsa settimana di prolungare i tagli alla produzione, che ha fatto aumentare i prezzi del petrolio del 7%, si aggiunge la notizia in arrivo dall’Arabia Saudita: il Paese ha detto che ieri le sue strutture petrolifere sono state prese di mira da un attacco missilistico.
Il ministero dell'Energia dell'Arabia Saudita ha affermato che un deposito di petrolio in uno dei più grandi porti di trasporto petrolifero del mondo è stato attaccato da un drone e un missile balistico ha puntato contro le strutture saudite di Aramco.
Yahya Sare'e, un portavoce dello Houthis, ha comunicato che è stata condotta una "vasta operazione offensiva congiunta" che ha coinvolto 14 droni e otto missili balistici. Ha poi comunicato su Twitter che anche altri siti militari sono stati presi di mira con quattro droni e sette missili balistici, aggiungendo che "il colpo è stato preciso".
Il ministero dell'Energia dell'Arabia Saudita ha detto che nessuno dei due attacchi ha causato danni o perdite di beni o di vite umane, ma "tali atti di sabotaggio non prendono di mira solo il Regno dell'Arabia Saudita, ma anche la sicurezza e la stabilità dell'approvvigionamento energetico al mondo, e quindi l'economia globale".
Petrolio WTI: analisi tecnica e strategie operative
Le quotazioni del petrolio WTI hanno recentemente toccato i massimi dall’ottobre 2018, sfiorando i 70 dollari al barile, spinte dalle tensioni geopolitiche e dall’operato dell’OPEC+. A livello tecnico il greggio prosegue il trend rialzista di medio periodo, partito da area 33,64 dollari.
Dai minimi segnati il 2 novembre, i prezzi hanno infatti dato vita ad un pattern di massimi e minimi crescenti tuttora in corso che solo nelle ultime due ottave ha dato i primi segnali di rallentamento e perdita di momentum, prima di un nuovo balzo.
Nelle ultime tre sedute i corsi hanno violato al rialzo con forza l’area di consolidamento che si era sviluppata dal 16 febbraio scorso compresa tra i 58,57 e i 63 dollari al barile. Il recente breakout ha così confermato la struttura tecnica costruttiva anche se si può notare una situazione di eccesso sul grafico giornaliero.
A tal proposito, nel caso dovesse verificarsi un ritracciamento fisiologico nella seduta odierna, si potrebbero implementare strategie long da area 63,80 che avrebbero come target il livello tondo e psicologico a 70 dollari.
La positività verrebbe meno con una chiusura, idealmente sui minimi di seduta, al di sotto dei 59 dollari al barile, mossa che potrebbe dare il via ad operazioni di matrice ribassista con target presso il prossimo livello di concentrazione di domanda a 52 dollari al barile.