Le oscillazioni dei prezzi del gas naturale di quest'anno hanno qualcosa di anomalo. A livello giornaliero si sono visti movimenti che normalmente non si registrano, anche nelle situazioni di particolare tensione nel mercato delle materie prime.
Ad esempio il 27 gennaio i futures sul combustibile fossile hanno segnato nel giorno di scadenza il più grande movimento giornaliero mai avvenuto, con un'impennata del 46,5%. L'estrema volatilità si è mantenuta per tutto il mese di gennaio, con le quotazioni balzate del 31%. A partire dal 9 febbraio invece i prezzi hanno cominciato a scendere lasciando per strada circa il 18%.
Gas naturale: le ragioni dell'alta volatilità dei prezzi
Cosa ha determinato questi ampi movimenti del gas naturale? Innanzitutto bisogna partire dal presupposto che il gas è un prodotto stagionale ed è strettamente legato alle condizioni metereologiche. Quindi periodi particolarmente rigidi riguardo il clima aumentano notevolmente la richiesta del combustibile. Così è avvenuto ad esempio in alcune zone del Nord America dove si è rilevato quest'anno un ambiente molto freddo.
Anche le previsioni di condizioni meteorologiche più fredde del normale in Cina, in aggiunta alle restrizioni pandemiche, hanno contribuito a disorientare il mercato. A queste situazioni Phil Kangas, consulente per le risorse naturali e l'estrazione mineraria per Grant Thornton, ha unito la questione delle curve naturali che si verificano quando i contratti future vengono scambiati a un premio più alto rispetto al prezzo nei mesi di consegna.
Gas naturale: la questione Russia-Ucraina
Ovviamente a tenere banco alimentando le tensioni nel mercato e la volatilità vi è sempre la vicenda Russia-Ucraina. Gli investitori vivono questo momento con grande nervosismo, perché realizzano come si stia giocando una partita storica sul terreno delle fonti di energia come mai accaduto prima. Il problema della fornitura di gas è rimbalzato al centro di ogni questione da quando Mosca minaccia di invadere il territorio nemico.
Le energie rinnovabili come l'eolico e il solare non sono ancora in grado di garantire continuità per soddisfare il fabbisogno energetico e richiedono un'integrazione che solo il gas naturale potrà fornire alterando meno l'ambiente.
Questo si è capito da quando nel 2015 ha sostituito il carbone come fonte di energia dominante per la generazione di elettricità. Il ruolo di transizione che quindi il gas naturale esercita nei piani delle Nazioni di arrivare a emissioni zero entro il 2050, mette la materia prima in uno stato di quasi insostituibilità in questo momento.
Quindi cosa succede adesso? Campbell Faulkner, Vicepresidente senior di OTC Global Holdings, ritiene che un'escalation delle tensioni tra la Russia e l'Ucraina, quindi tra la Russia e l'Europa, sposterà la domanda sul gas statunitense, che verosimilmente vedrebbe prezzi in aumento.
Tuttavia, le esportazioni di gas liquefatto dagli USA non sarebbero sufficiente a colmare il vuoto generato da un black-out delle forniture russe. Di conseguenza, le oscillazioni selvagge dei prezzi sarebbero destinate a perdurare fino a quando nei Balcani la situazione non si sarà ristabilita.