Le quotazioni del petrolio WTI sono tornate a veleggiare in area 80 dollari al barile, allontanandosi dai massimi da ottobre 2014 segnati il mese scorso. A spingere i ribassi sulla materia prima sono le crescenti pressioni sull’Amministrazione Biden per rilasciare le riserve strategiche statunitensi.
Il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, ha dichiarato che i consumatori hanno un immediato bisogno di un prezzo meno elevato del carburante. Intanto in una recente intervista a Bloomberg, Claudio Descalzi, ha dichiarato che i prezzi della commodity potrebbero arrivare a 100 dollari al barile per un breve periodo di tempo. Per l’Amministratore Delegato di ENI, la causa di questo fenomeno è da attribuirsi alla mancanza di investimenti nel settore.
Petrolio: occhi puntati al 29 novembre
Secondo gli analisti, le carte a disposizione di Biden per abbassare le crescenti pressioni inflazionistiche causate dall’incremento dei prezzi dell’energia sono poche e relative al rilascio delle riserve strategiche, ad un rialzo dei tassi e ad un allentamento delle restrizioni sulle esportazioni della materia prima per l’Iran.
Per gli esperti, quest’ultima soluzione potrebbe essere la migliore, sia in termini di velocità di applicazione che di durevolezza dell’impatto. In questo senso, tutti gli occhi sono puntati al 29 novembre, quando Tehran e Washington si ritroveranno a Vienna per tentare di raggiungere un compromesso sul nucleare.
Se il deal dovesse essere raggiunto, si potrebbe assistere a meno sanzioni al petrolio iraniano. Nel frattempo, le pressioni su Joe Biden stanno aumentando, come si evidenzia dai sondaggi di Washington Post-ABC News che mostrano come il tasso di approvazione sul Presidente USA sia sceso a nuovi minimi. La metà degli americani incolpa l’attuale Amministrazione di aver spinto l’aumento dell’inflazione.
Petrolio WTI: analisi tecnica e strategie operative
Da un punto di vista grafico, le quotazioni del petrolio WTI hanno effettuato la rottura della linea di tendenza ottenuta collegando i minimi del 23 agosto e 20 settembre 2021. Dopo tale violazione, i corsi hanno effettuato il pullback del livello dinamico appena menzionato, seguito da una prosecuzione del ribasso.
A questo punto, la materia prima potrebbe essere diretta verso il supporto a 75,44 dollari al barile, dove passa il livello statico lasciato in eredità dai massimi del 2 luglio 2021. Un breakout di tale sostegno consentirebbe ai venditori di tornare in vantaggio nel breve periodo, mirando alla zona di concentrazione di domanda dei 70 dollari.
A sostenere l’ipotesi di una continuazione della flessione è la formazione del modello di Engulfing bearish composto dalle candele del 9 e 10 novembre 2021 e dal doppio massimo di zona 85 dollari. Da un punto di vista operativo, si potrebbero valutare strategie di matrice short da 81,30 dollari. Lo stop loss sarebbe identificabile a 85,22 dollari, mentre l’obiettivo a 75,70 dollari.