Vanguard sta per spodestare iShares come re degli ETF Bond. Sono state sufficienti alcune settimane di ritorno di interesse del mercato per le obbligazioni che i flussi sugli ETF che investono esclusivamente in bond hanno raccolto imponenti masse di denaro. E questo trend continuerà almeno per due motivi.
Il primo è che alle banche centrali si sostituiranno fondi pensione e investitori privati. Dopo l’era del Quantitative Easing infinito che ha complicato il lavoro delle autorità monetarie nel contenere l’inflazione, quando questa è uscita dalla lampada, FED, BCE, BOE e altre istituzioni centrali che hanno utilizzato l’arma dell’acquisto sul mercato secondario di obbligazioni stanno progressivamente disimpegnandosi da questa attività. I rendimenti si sono alzati e l’interesse degli investitori privati soprattutto istituzionali pure.
Il secondo motivo si chiama ricerca della sicurezza. In un mondo attraversato da incertezze geopolitiche, economiche e ambientali è inevitabile che gli investitori si mettano alla ricerca di fonti di reddito sicure. I tassi reali negativi possono scoraggiare ma non interrompere un flusso che aumenta ogni volta che i rendimenti di mercato superano livelli solo impensabili mesi fa. Oggi ancora si vedono rendimenti sui Treasuries in salita ma l'inversione della curva tra scadenze a 10 e 2 anni è sempre più accentuata. Segno che la domanda sui titoli più lunghi comincia a farsi importante.
ETF obbligazionari: Vanguard lancia la sfida ad iShares
Il Financial Times ha dedicato un articolo alla sfida tra colossi del mondo ETF per rimanere al vertice come masse amministrate. La sfida oggi è tra Vanguard e iShares. A quanto pare la casa di gestione creata da Jack Bogle sta avendo la meglio.
In un 2022 drammatico per i bond, iShares Core Us Aggregate Bond (AGG) ha perso finora masse per 815 milioni di dollari. Vanguard invece ha avuto flussi netti in ingresso per 6,9 miliardi di dollari con il Vanguard Total Bond Market (BND) arrivato a soli 100 milioni di dollari di distanza di capitalizzazione dall’ETF di iShares (82,5 miliardi di dollari).
Gli investitori hanno preso atto dell’inefficienza dei fondi di investimento causata dall’incapacità di generare alfa (il valore aggiunto che teoricamente dovrebbe aggiungere un gestore) combinata ai costi elevati. In un momento di ribasso del mercato entrambe le cose hanno pesato in negativo e così gli investitori, preso atto del fenomeno, hanno mosso imponenti flussi di denaro verso gli ETF low cost.
Vanguard ha saputo sfruttare il momento anche grazie alla sua focalizzazione su piani di buy and hold di lungo termine mentre iShares punta più sull’avere un prodotto efficiente per il trading. Un secondo motivo di successo per Vanguard è legato alla tipologia di clientela. Più istituzionale quella di iShares, più da pianificazione di lungo periodo quella di Vanguard.
Anche gli investitori italiani possono investire negli ETF Aggregate (quindi che mixano titoli di stato e titoli corporate) di iShares in versione sia esclusivamente USA che Global a cambio aperto e coperto.
Vanguard offre ETF quotati a Milano che investono in versione Global Aggregate. Non è presente una versione US Aggregate ma viene collocato un ETF che investe in titoli di stato americani.
Azioni e obbligazioni. Due asset class che rimarranno dominanti nei portafogli degli investitori anche nelle prossime decade. E con il passo indietro delle banche centrali anche il mercato dei bond diventerà più competitivo e redditizio per investitori di lungo termine. La volatilità sarà più alta, ma anche le opportunità non mancheranno.