Gli investitori sono continuamente alla ricerca di qualche nuovo tema di investimento che all’improvviso possa veder esplodere il valore delle azioni sottostanti regalando una performance importante capace di ripagare il lungo tempo pazientemente perduto ad attendere di essere ripagati dal rischio.
Alcuni temi di investimento hanno avuto nel tempo i loro cicli positivi, altri un po' meno. Tra quelli che finora non hanno mai regalato grandi gioie ai suoi investitori troviamo tutto il mondo legato alla produzione e lavorazione dell’uranio.
Un ETF “storico” come il Global-X Uranium negli ultimi 10 anni ha perso il 3,9% all’anno. Considerando che il fondo costa lo 0,7% all’anno tutto il resto è svalutazione nei valori delle aziende impegnate nel settore. In realtà in un confronto con lo S&P500 ci accorgiamo che gli ultimi 5 anni non sono stati così disastrosi, anzi l'ETF ha tenuto il passo dell'indice principale. Se l’indice principale americano ha realizzato un +50%, l’ETF di VanEck si posiziona a soli 5 punti percentuali di distacco. (dati al 12 maggio 2023)
Aziende che, per come è costruito questo ETF, si chiamano Cameco (25% di peso) e Sprott Physical (10%). E proprio dalla società canadese prende il suo nome un altro ETF che investe nel settore. Hanetf Sprott Uranium Miners investe infatti in società impegnate nella esplorazione, estrazione, produzione e commercializzazione di uranio. Quindi dalle miniere fino alle centrali nucleari sta tutto qui con il difetto che ritroveremo tra poco di una concentrazione di player particolarmente elevata.
ETF Uranio: attenzione alla volatilità
Come ben spiegato nell'articolo " Uranio: ecco 2 motivi che spiegano perché la domanda sta salendo di nuovo" apparso qualche settimana fa sul sito Borsa&Finanza, la Russia riveste ancora un ruolo centrale nella produzione di uranio, ma diversi stati, a partire dagli USA, hanno compreso che la transazione energetica non può prescindere da questa fonte alternativa pulita.
Il problema è che fino a quando i prezzi rimarranno sotto i 100 dollari al chilogrammo le società di esplorazione saranno restie a compiere attività massicce di ricerca. Tutto dipende da quali saranno le strategie future dei governi sul tema rinnovabili sui quali obiettivamente c’è ancora confusione. Innegabile che il nucleare è una forma di produzione che non emette grandi quantità di CO2, ma soprattutto è certa nelle quantità a differenza di solare e eolico. Inoltre una centrale nucleare ha un vita di 60-70 anni, una centrale solare probabilmente vivrò la metà prima di perdere per strada una buona parte dell’efficienza.
Tornando all’ETF di HanEtf, se c’è un ingrediente che non manca quello si chiama volatilità. Stando ai documenti ufficiali pubblicati dall’emittente nel 2021 e nel 2022 la volatilità è stata superiore al 40%, il doppio di un ETF azionario globale.
Se vogliamo trovare un piccolo pregio in questo ETF è la maggiore diversificazione tra le prime tre società del paniere che sono la kazaka NAC, ovviamente Sprott e Cameco. Non cambia comunque la sostanza. Queste tre società rappresentano quasi il 50% del portafoglio rendendo il rischio concentrazione non indifferente e per questo garantendo anche in futuro un livello di volatilità elevato.
Al momento il nucleare non è sulla bocca degli analisti internazionali. Sembra destinato a rimanere ai margini quanto ad importanza strategica nel processo di transizione energetica globale. Ma è proprio quando il mercato non si aspetta news positive che i prezzi sono destinati a salire parecchio in alto incorporando novità che fino a quel momento erano escluse dalle valutazioni. Sotto questo punto di vista i prezzi delle società impegnate nel settore dell’uranio non sono certamente soggetti a nessuna forma di speculazione estrema.