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Il Golden Butterfly nasce dall’idea del Permanent ma con una maggiore componente azionaria legata al mondo delle small cap
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Il maggior potenziale offerto in termini di rendimento si traduce però in un incremento del rischio misurato dalla volatilità
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Dal 1972 ad oggi il Permanent ha offerto un rendimento medio annuo reale del 6.4%
Dopo aver analizzato le caratteristiche dell’All Seasons Portfolio e del Permanent Portfolio, questa settimana scopriamo un altro dei portafogli “modello” americani più classici: il Golden Butterfly. Appartenente alla macro-categoria dei Permanent Portfolio, ha come peculiarità quella di avere un'altra asset class nella composizione del portafoglio, quella relativa alle small cap value), inserita per controbilanciare in pieno l’esposizione al mercato obbligazionario. La più classica delle strategie barbell. La torta viene quindi divisa in 5 parti identiche con l’oro a fare da quinto elemento. Quella che vedete qui sotto è la composizione ideale:
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20% Azionario America
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20% Small Cap America Value
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20% Treasury Lungo Termine
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20% Treasury Breve Termine o Conti Deposito
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20% Oro
Anche in questo caso l’allocazione è tarata sull’investitore americano. Per un europeo è sufficiente sostituire l’azionario americano con quello mondiale, l’obbligazionario a lungo termine con un obbligazionario governativo o aggregate globale con cambio coperto, la componente obbligazionaria a breve termine con titoli statali in Euro o cash. Rispetto al Permanent il peso dell’azionario aumenta e questo, come vedremo, fa salire anche la volatilità del portafoglio ma naturalmente anche la sua redditività nel lungo periodo.
La filosofia d'investimento del Goldenbutterfly Portfolio
La filosofia dell’investimento del Golden Butterfly è sempre quella vista per altri modelli: azionario per sfruttare le fasi di crescita economica e degli utili con l’inserimento delle small cap value per cercare di catturare quella profittabilità più volatile ma anche più ricca offerta dalle piccole e medie imprese quotata e sottovalutate. La liquidità come protezione per le fasi recessive, oro e obbligazionario di lungo termine per fronteggiare scenari di rallentamento e/o recessione mantenendo il passo dell’inflazione.
Il portafoglio americano originale ha ottenuto dal 1972 ad oggi performance medie decisamente superiori a quelle del portafoglio permanente. Il 6,4% del Butterfly supera nettamente il 5% del Permanent ma questo al prezzo di una volatilità di 8% (7,1% il Permanent). Il Butterfly ha perso denaro nel 20% del tempo analizzato, passando il 51% del suo tempo a ruotare attorno al rendimento medio. Il drawdown più forte in termini temporali è stato del 11% con un tempo di recupero di 2 anni.
Su base decennale il rendimento reale al netto dell’inflazione non è mai sceso sotto al 4% toccando picchi superiori al 8% annuo all’inizio degli anni ’80 con 5 casi al di sopra del 7% annuo su base decennale.
Rendimenti con obbligazioni italiane e azionario globale
Ripetiamo l’esercizio già messo in campo negli altri articoli destinati a questi portafogli. Ma se l’investimento fosse stato fatto su obbligazioni italiane e su azionario mondiale cosa sarebbe successo? Premesso che non disponiamo dei dati di rendimento delle small cap mondiali, la componente equity viene completamente coperta da azionario globale nel back test. Il rendimento medio annuo reale di questo portafoglio è stato del 5,2% con una deviazione standard del 11,7% ed una perdita di denaro nel 32% del tempo. Il drawdown peggiore è stato del 23% e furono necessari 12 anni per recuperare le perdite.
In termini di rendimenti reali su 10 anni rolling il peggior dato di rendimento fu quello del 1974 dove un investitore che avesse investito 10 anni prima avrebbe raccolto zero. Il migliore nel 1985 quando venne superato per il secondo anno consecutivo l’8% di rendimento annuo reale.
Giudizio e considerazioni
Possiamo quindi dire che il portafoglio Butterfly, come appunto una farfalla (o un bilanciere), sfrutta il motore della redditività azionaria compensandolo con una eguale quota obbligazionaria senza tralasciare una componente di sicurezza e protezione dall’inflazione come l’oro. Se vogliamo trovare un difetto a questo portafoglio possiamo dire che quattro componenti su cinque sono fonte di volatilità sicura. Sulle stesse small cap la ricerca accademica non sembra garantire ritorni più elevati rispetto alle large cap nel medio lungo periodo facendo correre all’investitore più rischi senza garanzie di rendimenti superiori.
I dati espressi in questo articolo hanno come fonte www.portfoliocharts.com