- Le energie alternative stanno trovando un grande riscontro nel rialzo dei prezzi delle società del settore
- Uno degli ETF più anziani quotati a Milano ci racconta la storia di questo settore
- L'ETF Lyxor New Energy permette un investimento globale in un settore sempre più interessato dalle tematiche ESG
I compratori non si sono fermati davanti ad un rialzo che l’anno scorso è stato del 47% ed anzi hanno rilanciato partendo a razzo anche a gennaio. Stiamo parlando di uno dei decani tra gli ETF quotati in Italia, ovvero il Lyxor New Energy. ETF storico quotato a Piazza Affari dal 2007, il prodotto sviluppato dalla società di gestione francese ha vissuto una vera e propria immersione negli abissi fino a perdere il 60% del suo valore per recuperare proprio in questi giorni il valore della partenza. Prima perciò di parlare di bolla speculativa su questo settore specifico legato alle energie alternative vale la pena sottolineare che, chi avesse investito 12 anni fa, ad oggi non guadagnerebbe nulla in termini nominali. Volete sapere quanto avrebbe guadagnato dal 2008 ad oggi in un indice azionario mondiale? Eccovi accontentati: in euro siamo quasi al 200%, il 9.5% annuo.
Cominciamo quindi a contestualizzare il fenomeno. Investire nelle energie alternative è stato decisamente perdente nell’ultimo decennio. Sì ma Greta è un fenomeno recente, così come l’esplosione della green economy dirà qualcuno. E allora accorciamo il tiro agli ultimi 3 anni. Qui effettivamente il passo di crescita è nettamente superiore con le New Energy a +65% e l’indice azionario mondiale a +37%. Siamo di fronte al classico fenomeno di mean reversion.
Analisi dell'ETF New Energy di Lyxor
Ma comprando questo ETF, cosa andiamo ad acquistare in termini di valutazioni? Avendo una storia molto lunga, l’ETF di Lyxor è ben capitalizzato ed ha un notevole vantaggio rappresentato da uno spread bid/ask mediamente inferiore ai 10 punti base. A questo vantaggio si contrappone però un grosso difetto, quello del costo. Da KIID le spese correnti risultano essere di 0.6%, tanto per un ETF.
L’indice è a replica sintetica e distribuisce dividendi. I titoli azionari contenuti nell’ETF sono ovviamente growth mentre la composizione del portafoglio abbastanza concentrato con i primi 6 titoli che fanno il 60% del totale. Analizzando questi titoli possiamo fare una stima del rapporto prezzo/utili di una buona parte del portafoglio. L’americana NextEra Energy pesa per oltre il 15% e viaggia con un P/E di 31. Segue la francese Schneider Electric le cui valutazioni sono più moderate e pari a 22 volte gli utili. Il rapporto P/E scende a 18 per la spagnola Iberdrola la quale pesa per il 12% dell’ETF. Seguono due danesi attive nelle energie alternative come Orsted e Vestas le cui valutazioni sono rispettivamente di 43 e 23 volte gli utili. Potremmo andare avanti ma obiettivamente si scorgono quotazioni sì elevate, ma ancora non da bolla speculativa.
La ripartizione geografica è globale (compresi emergenti) e vede gli Stati Uniti al primo posto con un terzo del portafoglio seguito da Francia (16%), Danimarca (14%) e Paesi Bassi (6%). Curioso notare come a livello settoriale l’energia e i minerari non sono praticamente presenti; dominano le utility (36%), seguiti da industria ed informatica.
Valutazione dell'ETF
Sulla base dei ragionamenti fatti in precedenza questo ETF sulle energie alternative potrebbe ancora dare soddisfazioni agli investitori visto che il gap rispetto ad un indice mondiale è ancora molto ampio. L’interesse a livello mondiale per il tema è alto e nuovo denaro entrerà sostenendo i prezzi. Il consiglio in questi casi è sempre quello: se volete fare una piccola scommessa non ci sono problemi, accertatevi solo che quella scommessa rappresenti una piccolissima porzione del vostro capitale. Come sempre accade nelle fasi tipiche da effetto gregge ad un certo punto, senza accorgersi di nulla, potreste ritrovarvi soli nel recinto di un mercato deserto.